Quanto siamo preparati sulla sessualità? Se ne parla abbastanza e in modo corretto? Quali sono i disagi che colpiscono maggiormente gli uomini e le donne? E come affrontare l’argomento con gli adolescenti? Abbiamo rivolto queste e altre domande alla dottoressa Nada Loffredi, psicoterapeuta, sessuologa e terapeuta E.M.D.R., esperta nel programma televisivo attualmente in onda su Real Time “Matrimonio a Prima Vista” che ci ha gentilmente concesso questa intervista.
- Dottoressa, la sessualità è un argomento tabù o se ne parla liberamente?
Diciamo che di sesso se ne parla ampiamente ma l’informazione diffusa senza la cultura di fondo non produce arricchimento ma allarmismo, pregiudizi e miti intorno alla sessualità. In ogni informazione mediatica si ritrova un concentrato di luoghi comuni che andrebbero sfatati e non potenziati. Soprattutto i giovani arrivano alle prime esperienze caricati di ansia su come dovrebbe essere e che, puntualmente, delude la persona stessa e il/la partner. Quindi direi di parlarne meno ma di parlarne meglio…A tal proposito ho scritto il mio ultimo libro sui luoghi comuni sulla sessualità: un dizionario pop rivolto a lui e a lei che mira a sfatare tutta una serie di miti e stereotipi sessuali: “Le dimensioni non contano” edito da Giunti.
- E per quanto riguarda le persone dello stesso sesso?
Se possibile, in questo caso, c’è proprio l’esigenza di ostentare una disinvoltura dal punto di vista delle proprie idee a proposito dell’omosessualità negando l’esistenza di pregiudizi profondi che ancora, purtroppo, esistono. Tale esigenza nasce sicuramente da decenni di repressione a livello comunicativo. Il problema, in questo caso è che spesso, così facendo, le persone non superano mai davvero la sottile barriera che separa la condizione dell’omosessuale dagli “altri”: nel tentativo di farsi accettare dagli uni, a volte disperato, e nel tentativo di apparire estremamente liberali da parte degli altri continua a emergere la difficoltà. In effetti è proprio nel presupposto di fondo che è necessario eliminare il pregiudizio che si nasconde la presenza dello stesso.
- Gli adolescenti sono sufficientemente preparati sull’argomento?
Gli adolescenti sono preparati da un punto di vista tecnico sull’argomento con tutti i limiti esposti prima. Tuttavia non sono preparati a comprendere la funzione della sessualità. In questo senso la sessualità nei giovani viene utilizzata spesso come un ansiolitico o come un antidoto alla noia. Gli adolescenti hanno bisogno di sperimentarsi in questo senso per favorire un sano sviluppo. Nell’età adolescenziale, grazie agli ormoni, si attiva accanto al sistema dell’attaccamento in termini affettivi (già esistente fin dalla gravidanza) il sistema dell’attaccamento sessuale, appunto. Purtroppo “utilizzando” la sessualità solo come antidoto dell’ansia, della noia e della tristezza si corre il rischio di scindere i due aspetti fondamentali della vita di relazione: il sentimento e il sesso.
- In base alla sua esperienza professionale, trova che l’età dei primi approcci al mondo del sesso si sia abbassata?
Non mi sembra che sia cambiato molto: c’è da considerare il fatto che oggi è più facile condurre ricerche statistiche e le persone sono mediamente più aperte nel parlare di loro stesse anche se non sempre con sincerità, di conseguenza potrebbe sembrare che l’età media si sia abbassata in termini statistici.
- Nelle famiglie si parla di sessualità?
Da ciò che vedo io se ne parla molto poco ma, forse, il campione della popolazione non è rappresentativo. Diciamo che è sempre più sentito il bisogno di affrontare l’argomento e che i genitori, soprattutto le mamme, almeno se ne preoccupano anche se poi tra il “dire e il fare c’è di mezzo il mare…Per di più in tempesta!…”
- Cosa consiglia ai genitori di adolescenti o preadolescenti?
Di osservare e ascoltare i propri ragazzi, di fare un passo indietro e di cogliere ogni spunto della vita quotidiana per aprire un dialogo sull’argomento: se facciamo un po’ di attenzione non mancherà occasione senza apparire come una madre o un padre “trombone”.
- Secondo lei le persone sono condizionate dalla religiosità?
Si moltissimo.
- Quali sono le domande che più frequentemente le vengono rivolte dagli uomini?
Solitamente se la causa della richiesta terapeutica non è una disfunzione sessuale è comunque dovuta all’effetto che la crisi di coppia generale produce sulla sfera sessuale. In genere, comunque, gli uomini spesso arrivano alla mia attenzione per problemi di deficit erettile di natura psicologica.
- E dalle donne?
Le donne chiedono più spesso una terapia sessuale per problemi di anorgasmia, vera o falsa che sia o di vaginismo ovvero l’incapacità di avere un rapporto sessuale completo con penetrazione a causa della contrazione involontaria della muscolatura vaginale.
- Sono più le donne o gli uomini ad avere maggiore consapevolezza del proprio corpo?
Parliamo per lo più di conoscenza del proprio corpo: gli uomini conoscono meglio il proprio corpo rispetto alle donne ma non per questo ne hanno maggiore consapevolezza.
- In conclusione, qual è il consiglio che si sente di dare agli adulti? E quale agli adolescenti?
Mi piacerebbe che fossero proprio gli adulti di riferimento a mandare un messaggio agli adolescenti ovvero che non è la routine la mannaia che grava sulla sessualità e sui rapporti affettivi in genere ma la mancanza di cura di sé e dell’altro che rende la routine sciatta: quanti sono i rituali quotidiani a cui non rinunceremmo mai? E perché non ci annoiano? Perché ce ne prendiamo cura nei dettagli….