“E’ da tempo che registro con sempre più frequenza segnalazioni di coinvolgimento dei figli nelle decisioni e nei conflitti derivanti dalla separazione dei loro genitori”.
Questo l’inizio della missiva del Garante regionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza, Vincenzo Giuliano, ai Presidenti dei Tribunali di Potenza, Matera, Lagonegro, al Presidente del Tribunale per i minorenni di Potenza e per conoscenza all’Autorità Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza.
“La necessità di riorganizzazione, i contrasti, i cambiamenti, i problemi legati alla sfera economica – continua il Garante – non devono distogliere l’attenzione dalle esigenze e dai diritti dei figli soprattutto di sentirsi amati da entrambi i genitori. Bisognerebbe trovare un modo perché la Carta dei Diritti dei Figli nella separazione dei Genitori, vademecum per i genitori che affrontano la crisi della loro unione, messa in campo già da qualche anno dall’Autorità Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza, possa condizionare nei fatti i genitori a rispettare i diritti dei loro figli. Sarebbe il risultato più atteso per l’affermazione e l’armonizzazione di una nuova cultura della bigenitorialità, finalizzata all’evoluzione del diritto di famiglia nel pieno e paritetico ruolo e rispetto dei genitori separati, padre e madre, al fianco dei loro figli. Lo scopo del protocollo è quello di dare voce anche ai figli minori di genitori separati attraverso una forte collaborazione fra il Garante di Basilicata e i Tribunali di Basilicata e il Tribunale dei Minorenni di Potenza che si estrinseca con due modalità: con l’obbligo di partecipazione dei genitori separati, comunque prima dei provvedimenti da parte del tribunale, al corso di formazione predisposto dal Garante dell’Infanzia sulla conoscenza dei 10 principi sanciti nel manifesto e con il conseguente ascolto del Garante dell’Infanzia come consulente nella fase dell’affidamento”.
“I genitori che, in sede di separazione, accettano e nel migliore dei casi richiedono congiuntamente l’affido condiviso o congiunto – afferma il Garante – hanno sulla carta le migliori intenzioni per continuare ad occuparsi in modo positivo e concreto dell’educazione dei figli. Sulla carta, beninteso. Perché capita molto spesso che, nonostante l’affido condiviso venga deciso dal giudice, la corresponsabilità educativa non si realizzi per tanti motivi, non escluso l’ostruzionismo di uno dei due. Per tradurre l’affido condiviso in buone prassi educative non è sufficiente la firma di un giudice, ma servono protocolli d’intesa sottoscritti al momento della separazione in cui vengano indicati in modo dettagliato impegni, orari, compiti da assolvere da parte dell’una e dell’altro. In alcuni tribunali questa ‘carta delle buone pratiche’ è diventata un punto fermo, in altri la maggioranza, e questa ricerca lo dimostra, ci si affida ancora a propositi e ammonizioni verbali che poi ciascuno rispetta quando e come vuole. L’affido è quindi formalmente condiviso, ma non è ‘equo’. In questo caso l’aggettivo è più importante del sostantivo. Perché solo se equo, cioè davvero strutturato per assicurare ad entrambi i genitori pari diritti e pari doveri, l’affido condiviso funziona”.