Ivan Adinolfi, delegato provinciale dell’Associazione Wilderness, scrive al Ministro dell’Ambiente, il Generale Sergio Costa, e a Tommaso Pellegrino, Presidente del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, in merito ad una richiesta di intervento sul selecontrollo nel territorio del Parco.
“L’Ente Parco – scrive Adinolfi – ha recentemente distribuito il patentino di selecontrollore a circa 200 cacciatori che potranno, con questa autorizzazione, procedere al contenimento dei cinghiali nell’area protetta. Duecento cacciatori, ovvero il 92% di coloro che hanno partecipato al corso di abilitazione, una percentuale altissima di ammessi, se consideriamo che in altre parti d’Italia la formazione del personale addetto al controllo della fauna selvatica subisce mediamente una decurtazione di circa il 50% dei partecipanti. L’art. 11 comma 4 della legge n. 394/91 conferisce all’Ente Parco il potere, ‘per sua iniziativa e sotto sua diretta responsabilità e sorveglianza, di autorizzare gli abbattimenti selettivi da parte del personale dell’Ente o da persone all’uopo espressamente autorizzate dall’Ente Parco stesso‘”.
“Fin qui non avremmo nulla da contestare – continua il delegato di Wilderness – salvo poi ricrederci quando apprendiamo con sconcerto che lo stesso Ente Parco, con sua determina n. 123 del 9 luglio 2016 all’art. 8 comma 5 stabilisce che ‘le operazioni di prelievo selettivo da parte dei selecontrollori dovranno essere preventivamente comunicate al Comando della Forestale di competenza territoriale, che potrà effettuare controlli a campione e che la mancanza di tali controlli non pregiudica il naturale svolgimento delle operazioni di selecontrollo’. Avremmo preferito che l’Ente Parco con la succitata determina avesse previsto controlli continui ed a macchia d’olio da parte del Corpo Forestale, se non addirittura l’affrancamento delle Guardie Forestali durante le operazioni di selecontrollo. Ci sarebbe addirittura piaciuto che anche nell’area Parco, per quanto concerne gli abbattimenti selettivi, fosse stato applicato quanto previsto dalla Legge Quadro sulla attività venatoria n. 157/92 che conferisce il potere di selecontrollo esclusivamente agli agenti del Corpo Forestale ed agli agenti della Polizia provinciale“.
Adinolfi, nella lettera inviata a Costa e a Pellegrino, si definisce “sbigottito” a causa del disciplinare recentemente approvato dall’Ente Parco, allegato alla delibera del C.D. n. 5 del 03.03.2018, che regola l’introduzione delle armi da parte di privati nel territorio del Parco. “All’art. 3 lettera b) – scrive Adinolfi – viene precisato che per ‘trasporto’ intende anche il porto, dando di fatto agli autorizzati al trasporto la possibilità di avere l’immediata disponibilità dell’arma. Pertanto, considerato quanto finora esposto, si chiede che il Ministero eserciti le funzioni di controllo e la vigilanza dovuta“.
– redazione –