Gli operatori dell’indotto Eni della Basilicata scrivono ai lucani dopo l’inchiesta delle ultime settimane che ha visto coinvolto il Centro Oli Val d’Agri di Viggiano e una serie di arresti tra dipendenti e funzionari che hanno portato al sequestro dell’impianto e alle relative difficoltà riversatesi sull’intero indotto e sui lavoratori.
“Anche noi amiamo la nostra terra, – scrivono gli operatori di Eni – infatti abbiamo scelto di restarci nonostante le difficoltà e i problemi che tutti ben conosciamo. Lavoriamo in questo settore alcuni per scelta, alcuni perché non hanno trovato altro visto che dalle nostre parti non abbiamo tante alternative. Non è possibile che il ‘Texas’ della Basilicata e dell’Italia ad oggi, ascoltando quanto viene detto in tv e scritto sui giornali, abbia portato solo inquinamento e corruzione ed infine … disoccupazione“.
“Forse – continuano – presi dalla foga di schierarci contro i ‘colonizzatori’ qualcuno ha dimenticato che con le royalties (con diversi zeri) tutti hanno beneficiato: del bonus benzina, delle sovvenzioni che la Regione ha elargito alla Sanità, dei fondi utilizzati per gli operai della forestale, dei contributi concessi all’Università degli Studi di Basilicata, dell’aiuto economico che ha contribuito a superare il momento critico in cui il Comune di Potenza si è trovato a causa del dissesto finanziario“.
I lavoratori dell’indotto ci tengono a precisare che loro sono “ambientalisti se con questo termine si intende il rispetto della legge, il rispetto dell’ambiente e della salute di tutti, in una parola il rispetto dei diritti“.
“Non è giusto costringere la gente a dover scegliere tra il Lavoro e la Salute, – si legge nella lettera – perché sono entrambi diritti di tutti, è assurdo scegliere,anzi impossibile, perché si può lavorare senza inquinare così come si può salvaguardare l’ambiente senza dover perdere posti di lavoro. Noi siamo i primi a volere che venga fatta giustizia, cioè che chi ha sbagliato paghi, ma allo stesso tempo chiediamo che vengano eseguiti i controlli ambientali in maniera costante e puntuale, senza dover attendere l’intervento della giustizia per porci la domanda se si lavora secondo quanto previsto dalla normativa o meno“.
“Immaginiamo la Val d’Agri senza Centro Olio, – continuano gli operatori – sicuramente il panorama ne trarrebbe miglioramento ma in quanti resterebbero qui per goderselo, se tra dipendenti ENI (circa 300) e indotto (2.146) (dati della regione Basilicata) perderebbero il posto di lavoro? Abbiamo considerato che circa 2.500 lavoratori si portano dietro 2.500 famiglie, che vuol dire almeno 7.500 persone che rapportate al totale della popolazione della Val d’Agri di circa 25.000 abitanti, equivale al 30% della popolazione. Se poi volessimo escludere i bambini e i pensionati e considerare solo la popolazione in età di lavoro è probabile che raggiungeremo il 50%“.
La lettera termina con una domanda rivolta al popolo lucano e da cui traspare la disperazione di un’intera categoria:”Se tutto ciò si concretizzasse che ne sarà di noi?“.
– redazione –
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Dove erano i lavoratori che vogliono il rispetto dell’ambiente quando si trattava di denunciare e protestare contro l’ENI , purtroppo questi lavoratori hanno messo la testa sotto la sabbia e senza pensare a chiedere di attivare nuove attività produttive svincolate dall’ENI , attività che avrebbero permesso una dignità nel lavoro, hanno invece chiuso, non un occhio, ma tutti e due gli occhi. Dobbiamo essere uniti contro chi usa il lavoro per ricattarci, dobbiamo essere uniti contro chi stupra la nostra terra e ci regala malattie come se fossero cioccolatini, dobbiamo essere uniti per utilizzare le Royalties per finanziare la ricerca e far partire nuove attività che ci rendano indipendenti da ENI. Spero che ciò che è successo ci serva da lezione e ci faccia diventare un popolo unito e non tanti individui che pensano solo alla loro tasca.
ben detto Mr. Alberti, fa bene sapere che ci sono Italiani che ci tengono al loro terrirorio e alla civilta’ , da straniero che adoro il tuo paese ma deluso dalle persone che non vedono oltre e non pensano alle future generazioni.
Mi domando adesso tutti coloro che sino all’altro ieri erano arroganti coi cittadini,agricoltori è lavoratori oggi predichiamo..
Ma il rispetto di tutti è sopratutto per le culture l’ho avete auto?
Che vi è stato fatto per salvaguardare l’economia locale? Agricoltura ecc.ecc niente!!!per quando riguarda i bonus idrocarburi ne”lascio a voi l’interpretazione 50erocent in più in confronto alle altre regioni confinanti? Mi sembra che i bonus sono stati pagati da noi Lucani.
Bella presa per il culo.. Questo è il progresso che portate?economia locale Zero cittadini in fila per uno e il primo che si lamenta sotto i ponti a chiedere l’elemosina.
Ma forse quei posti di lavoro nell’indotto sono garantiti alla casta per fare quello che le compagnie idrocarburi vogliono?
Spero che tutto questo finisca al più presto
So solo che in Basilicata la benzina costa 50 centesimi in più. Come mai
Il problema è sempre lo stesso e si chiama “lucro”!
Se non ci fosse tanta avidità da voler guadagnare sempre più, è chiaro che si potrebbero salvaguardare sia i posti di lavoro che l’ambiente.
Purtroppo, i petrolieri non saranno mai ne ecologisti ne benefattori….