Si è celebrato ieri a Bosco il 190°anniversario della distruzione del paese ordinata con Decreto Reale da Ferdinando I di Borbone in seguito ai moti cilentani del 1828.
La manifestazione, che ha visto la partecipazione dell’intera comunità boschese, è iniziata con i saluti del sindaco Ferdinando Palazzo che ha ricordato come “Bosco non è un luogo fisico o un paese ma un pensiero, un grido di libertà che noi sentiamo sprigionare da questo posto ogni volta che ci veniamo”.
La giornata è proseguita con la deposizione di una corona di alloro dinanzi al murales dipinto da José Ortega e un corteo per le strade del paese, terminato proprio nella piazza “7 Luglio 1828”.
Giunto il corteo, l’insegnante Felicia Iannuzzi, insieme ai bambini dell’Istituto Teodoro Gaza, ha letto l’intero Decreto che determinava la cancellazione di Bosco dai Comuni del Regno. Sulla storia della rivolta del paese e sul ricordo di tale impresa hanno disquisito l’avvocato Franco Maldonato, coordinatore del Polo museale di San Giovanni a Piro e la professoressa Renata De Lorenzo ordinario di Storia contemporanea dell’Università Federico II di Napoli.
“Ricordare l’impresa di Bosco è fondamentale per le generazioni future – ha affermato l’avvocato Maldonato – una generazione che tenta di dimenticare quello che è accaduto non ha la possibilità di tessere quelle trame necessarie a trovare la propria identità soggettiva”.
Sulla questione di Bosco invece la professoressa Renata De Lorenzo ha sottolineato: “Questa terra è diventata subito famosa perché i giornali e la stampa sono stati fin da subito sensibile alla distruzione di questo villaggio. Così Bosco diventa terra di eroi. Non soltanto a livello locale ma europeo”.
– Maria Emilia Cobucci –