Lettera aperta alla redazione del Comitato Se non ora quando-Vallo di Diano
L’8 marzo di ogni anno si appronta il rendiconto di quanto le donne, durante il correlato lasso temporale, abbiano conquistato in campo sociale, economico e politico, ma anche delle discriminazioni subite e delle violazioni in tema di diritti fondamentali inferte alle donne in quasi tutto il mondo. Lo scorso novembre il Global Gender Gap Report 2017, redatto dal World Economic forum, ha certificato che il 61,5% delle donne che lavorano in Italia non vengono pagate per niente o non adeguatamente, contro il 22,9% degli uomini. L’Italia è così piombata all’82° posto su 144 posizioni complessive, dietro anche alla Grecia, che si colloca al 78°, dato allarmante perché dal 41° posto, in cui era nel 2015, è insomma crollata di ben 32 posizioni per quanto riguarda il “gender gap“, ossia la discrepanza in opportunità, status e attitudini tra i due sessi in ambito lavorativo.
Per quanto riguarda il potere politico, il divario di genere è altrettanto ampio e si è allargato negli ultimi dieci anni per la salute e sopravvivenza: in questo campo, il Paese è passato dal 77° del 2006 al 123° posto. In tema di partecipazione economica e opportunità offerte, invece, si colloca dall’87° del 2006 all’attuale 118°.
Relativamente all’istruzione, l’Italia è precipitata dal 27° posto del 2006 al 60°: ci sono più bambine che bambini che non vanno a scuola, e anche nell’uso di Internet c’è uno scarto a vantaggio del mondo maschile. In ambito universitario, viceversa, le donne sono la maggior parte degli studenti di facoltà di arti e di insegnamento, ma anche di medicina e di scienze sociali in generale.
Dall’esame di questi dati risulta, quindi, evidente come il divario tra uomini e donne si sia allargato in Italia. Sensibilizzare sull’attuale situazione diventa conseguentemente un imperativo categorico, per tentare di creare un’adeguata consapevolezza sulle disparità che ci affliggono. Ad esempio diseguaglianze, come quelle relative alla parità di salario, comportano lo sconfortante dato in base al quale per offrire a uomini e donne le stesse opportunità di carriera bisognerà aspettare 217 anni, come risulta dal Global Gender Gap Report 2017 presentato al World Economic Forum di Davos.
La Giornata internazionale della donna diventa così un momento di opportuna mobilitazione, necessitata dalla volontà di mettersi in gioco per richiedere alle istituzioni di perseguire la parità di genere nelle sfere di propria competenza. Quest’anno abbiamo potuto verificare come l’azione delle donne stesse sia capace di creare verità alternative a quelle degli uomini, per cambiare le carte in tavola.
Cos’altro è stato, se non questo, il movimento Me too, partito dalle innumerevoli denuncia per molestie sessuali patite dalle attrici nel mondo dorato di Hollywood, per arrivare fino al tema più generale delle molestie subite dalle donne in ambito lavorativo e no. Proprio questa mobilitazione diffusasi quest’anno in tutto il mondo deve spronarci a considerare come unite le donne possano invertire la tendenza che le vuole in posizione subalterna agli uomini.
Possiamo farcela, basta essere consapevoli degli obiettivi di parità da perseguire, con la giusta determinazione. Ma, soprattutto, coscienti che la condivisione dei traguardi scelti unitariamente potrà portare più facilmente alla meta di un Paese che sia a misura di donna. Per questo motivo, all’augurio di buon Otto marzo il comitato Se non ora quando-Vallo di Diano accompagna la sollecitazione ad un impegno costante in tema di salvaguardia dei diritti delle donne l’otto marzo, come ogni altro giorno dell’anno.
– Comitato Se non ora quando-Vallo di Diano –