“L’epilogo burrascoso non cancella l’impresa e l’affetto”.
E’ questo, in estrema sintesi, il messaggio dell’ormai ex ds granata Walter Sabatini a Salerno, lanciato nel corso di un’intervista esclusiva al “Corriere della Sera”.
“È stata imbrattata una tela del Caravaggio, ma non è certo qualche schizzo di fango sulla tela che può sminuire un’opera d’arte –è l’affermazione usata da Sabatini che non nasconde l’amarezza per la fine del legame professionale con Salerno – è una triste fine per un’avventura che ci ha fatto esplodere di gioia”.
Sui motivi dell’addio da Iervolino, Sabatini parla senza mezze misure di equivoco: “È tutto figlio di un equivoco. Nel caso di Coulibaly, assurto agli onori delle cronache, rifarei cento volte tutto. Ho solo cercato di difendere un patrimonio della Salernitana messo a repentaglio da una clausola secondo cui il ragazzo poteva liberarsi a 20mila euro in B e a 1,7 milioni in A. Un accordo che ovviamente non avevo fatto io. Il presidente, perfettamente al corrente di tutto, come l’ad Milan, mi ha dato mandato di risolvere la questione perché non voleva assolutamente perdere il giocatore e io mi sono limitato a trasferirgli le richieste degli agenti. Stava a lui decidere se accettarle o se perdere Coulibaly. In passato, sul tema delle commissioni ho fatto battaglie di principio, nobilissime ma alla fine anche dannose”.
Sabatini, dunque, si riferisce ad una divergenza in particolare, quella relativa alle commissioni da corrispondere ai procuratori in sede di calciomercato.
E per fare un esempio, Sabatini scomoda Pogba: “In passato ho avuto scontri tremendi con agenti che esageravano. Ma, per esempio, mi rimprovero ancora quando ai tempi della Roma litigai con il povero Raiola perché venne a chiedermi una commissione di 4 milioni su un giovanissimo Pogba. Ci insultammo a vicenda, oggi mi rammarico invece molto e sono convinto di aver fatto una cavolata colossale perché quella era sì un’operazione eticamente ai limiti, ma alla fine avrei portato alla Roma un valore tecnico e patrimoniale enorme. Non ho avuto il coraggio di farlo. Sono le cose del calcio: c’è una questione generale sulla quale siamo tutti, o quasi, d’accordo, poi ci sono le situazioni particolari, contingenti, nelle quali bisogna pensarci un attimo e valutare la bontà dell’occasione. Il calcio, spesso, si fa affrontando certe questioni”.
Sabatini si dice “fiero di aver riportato gioia e dignità a una città intera. Questa esperienza ha sublimato la mia vita sportiva e professionale. Lascio in eredità un monolite. Merito dell’allenatore e degli stessi giocatori. Oggi c’è un gruppo pronto a dare battaglia contro chiunque: naturalmente va integrato, migliorato, corretto. Spero che non venga disintegrato”.
Sul suo futuro professionale: “Guardo avanti, guardo in alto. Merito certi palcoscenici, la Champions per intenderci”.
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