Per lo scrittore Herman Hesse “studiare la storia significa abbandonarsi al caos, ma nello stesso tempo conservare la fede nell’ordine e nel senno”. Ed è quello che stanno facendo a Sala Consilina Michele Esposito ed Antonio Carlomagno che, da due anni, dedicano a titolo volontario il loro tempo alla sistemazione dell’archivio comunale. Un’impresa titanica visto che l’archivio è composto da decine di migliaia di documenti (quelli più antichi risalgono al 1700).
Michele, 53 anni, è un dipendente comunale, responsabile dell’Ufficio Cultura, poi c’è Antonio, 40 anni, che ha nel curriculum un dottorato di ricerca presso il dipartimento di Storia dell’Università di Pisa.
“Tutto questo – ha sottolineato Michele Esposito – lo abbiamo fatto per una questione di umanità e di amore verso questi documenti e verso la nostra storia. Vogliamo istituire un laboratorio permanente per l’attività di ricerca e di studio collegato con le università”. Dai documenti recuperati e rimessi in ordine sono emersi alcuni aspetti della vita sociale dell’800 e degli inizi del 900.
E’ il caso ad esempio del maritaggio che consisteva nella costituzione pubblica di fondi dotali per fanciulle poco abbienti che intendessero contrarre matrimonio. “Ogni parrocchia presente a Sala Consilina – racconta Antonio Carlomagno – forniva al Comune un elenco con i nominativi delle fanciulle in età da matrimonio. I requisiti per far parte di questo elenco erano lo stato di povertà ed una età compresa tra i 15 ed i 35 anni. Il Comune poi girava questo elenco alle congreghe della carità che sorteggiavano il nome di una donzella alla quale veniva data una dote affinchè potesse contrarre il matrimonio”.
Le congreghe rappresentavano quello che oggi si chiama welfare. Un lavoro quello di Michele ed Antonio che dimostra come oggi tante idee spacciate per innovative non sono altro che rielaborazioni di ciò che accadeva già nei secoli passati.
– Erminio Cioffi –