Lettera aperta alla redazione – di Franco Iorio
In questo nostro “Paese di santi, di poeti, di navigatori e di condottieri…”. Poi penso alla varietà di logiche che popolano la politica e mi fermo sgomento a valutare la gridata presunta incostituzionalità del nuovo sistema elettorale battezzato con il nome di “Rosatellum”. I contrari-a-prescindere hanno inalberato subito la bandiera della violazione della Costituzione.
A costoro ricorderei che esiste nel nostro Paese un organo con il compito di valutare la legittimità della legge: la Suprema Corte Costituzionale. Ma tant’é. Per cui aggrego volentieri il gruppone degli “statisti” alle categorie benemerite indicate all’inizio, sicché il nostro diventa un “Paese di santi, di poeti, di navigatori, di condottieri e di statisti”.
Lasciando il dubbio a questi ultimi, va osservato che il “Rosatellum” è una legge valida sia per la elezione dei deputati che dei senatori. Finalmente! Sostituisce “l’Italicum” e il “Consultellum”, questi sì bocciati dalla Consulta. È un sistema elettorale che prevede la elezione di deputati e di senatori rispettivamente per un terzo in collegi uninominali e per i restanti due terzi proporzionalmente in listini corti, costituiti da massimo quattro parlamentari per ciascun partito.
Sarò più chiaro: alla Camera 232 seggi saranno assegnati con il sistema maggioritario provenienti dai collegi uninominali in corso di delimitazione. Gli altri 386 seggi saranno attribuiti ai partiti con il sistema proporzionale nei piccoli collegi plurinominali. Alla circoscrizione estero i seggi sono 12 e formano il totale di 630 della composizione della Camera. Identico il sistema per il Senato, dove 102 saranno i Senatori eletti in collegi uninominali e 207 in collegi plurinominali, mentre 6 gli eletti nella circoscrizione estero, per il totale di 315 Senatori. Nei collegi uninominali risulterà eletto solamente un candidato, ossia quello che avrà ricevuto più voti. Tutti gli altri rimangono fuori.
Occorre chiarire che la ripartizione dei seggi avverrà per la Camera su base nazionale, mentre per il Senato sarà su base regionale. Per partecipare alla ripartizione dei seggi occorre superare la soglia del 3% mentre i partiti che hanno formato una coalizione dovranno raggiungere il 10% per accedere in Parlamento. Insomma, le forze politiche coalizzate dovranno ottenere complessivamente il 10% e le singole liste devono superare il 3% per evitare l’esclusione.
Il Rosatellum prevede quindi alleanze tra partiti per presentare e sostenere lo stesso candidato nei collegi uninominali, cosa non possibile nei collegi plurinominali in quanto ciascun partito avrà propri candidati. I quali saranno inseriti in listini bloccati, formati da non più di quattro candidati per ogni partito. Il voto andrà alla forza politica di appartenenza, senza scelta preferenziale da parte dell’elettore. L’attribuzione dei seggi in Parlamento sarà in relazione al risultato ottenuto nei vari collegi plurinominali, ove si eleggeranno non più di 7 o 8 deputati.
Dunque, listini corti e collegi piuttosto piccoli per garantire la conoscenza dei candidati indicati sulla scheda e per essere in linea con i principi prescritti dalla Corte Costituzionale. L’elettore non può esprimere un voto disgiunto, nel senso che non è possibile votare un candidato nel collegio uninominale e un partito diverso nel proporzionale.
È consentita la pluricandidatura, ossia la possibilità di presentarsi contemporaneamente nel collegio uninominale e plurinominale fino ad un massimo di cinque. Però l’eletto non potrà scegliere come in passato dove far scattare il seggio ma dovrà entrare nel collegio nel quale la lista ha ricevuto la percentuale di voti più bassa.
Fin qui la legge, perfetta o non perfetta si vedrà, di certo tiene conto dei rilievi della Consulta. Mancherei di essenzialità se omettessi di parlare delle circoscrizioni elettorali, ossia l’ambito territoriale entro il quale l’elettore è chiamato ad eleggere uno o più candidati. Perché è dal loro disegno o scomposizione del territorio che si determineranno i confini per concretizzare una forza politica. Chiarisco: concentrando in un unico collegio le aree di maggiore consenso di avversari, rimangono scoperte collegi più facili da conquistare.
Un esempio banale per rendere l’idea: nel Vallo di Diano, Montesano sulla Marcellana con amministrazione di destra esprimerà da sola un seggio di destra. Ma se unita a Monte San Giacomo e a Sassano, il seggio sarà di sinistra. È l’attuazione del cosiddetto “gerrymandering”, furbata politica ideata, pare strano, da un politico statunitense per far tornare i conti.
– Franco Iorio –