I cacciatori di aerei della Seconda Guerra Mondiale dell’Associazione “Salerno 1943” hanno dato un volto e una storia al velivolo precipitato a Rofrano il 6 marzo del 1944. Si tratta di un mezzo della Regia Aeronautica Italiana, il trimotore Savoia Marchetti SM.83 matricola 458 I-ESTE. In varie occasioni trasportò il genero di Mussolini, Galeazzo Ciano e venne anche utilizzato per trasportare gli emissari di Vittorio Emanuele II nell’Armistizio con Eisenhower.
I ricercatori sono certi che al comando quel giorno ci fossero il tenente Vezio Terzi di Aulla con altri 5 membri dell’equipaggio e 2 passeggeri. Il maresciallo di 1^ classe Ugo Carabelli di Milano, i Marescialli di 3^ classe Nicola Cavacece di Piedimonte S. Germano e Giovanni Capria di Palmi, il Sergente maggiore Giovanni Bellena di San Vendemiano, l’aviere Scelto Antonio Fontana di Tavernole sul Mella. A bordo anche i passeggeri Menotti Mario Lo Pane di Trani, capitano di fanteria e Omero Badiali di Jesi, maggiore d’artiglieria.
Il capitano Lo Pane, in qualità di procuratore del Re presso il Tribunale Militare di Guerra del VII corpo d’Armata, portava con sé documenti del processo a carico dell’ex console della MVSN Giovanni Martini e altre persone implicate nell’organizzazione di un comitato d’azione del partito repubblicano fascista in Sardegna.
I testimoni dell’epoca ricordano ancora che l’aereo sorvolò Rofrano e subito dopo udirono rumori assordanti, preludendo al peggio. Solamente il giorno dopo due giovani, Raffaele e Giovanni Grosso, ritrovarono l’aereo sul monte Centaurino in località Piano del Pazzo, a circa 800 metri di quota. Dal disastro nessun sopravvissuto e scomparvero i documenti trasportati da Lo Pane.
Carlo Palumbo, un barbiere in pensione di Rofrano, ricorda molto bene la vicenda dell’aereo e ha aiutato i ricercatori ad individuare il crash-site.
“Dell’aereo non vi è traccia, è stato fatto a pezzi e venduto come rottame, rimane solo una piccola leva ritrovata sul posto con inciso il nome ‘Savoia Marchetti’ – racconta Luigi Fortunato, Presidente di Salerno 1943 – speriamo che la nostra ricerca possa contribuire a tenere vivo il ricordo di questa tragedia e delle sue vittime”.
– Tania Tamburro –
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