“La Campania da sempre presenta carenze infrastrutturali e tecnologiche, un incredibile tasso di dispersione scolastica accentuato dalla pandemia perché il 34% dei nostri ragazzi non disponeva della strumentazione tecnologica idonea a collegarsi per le lezioni. La Scuola è il futuro. Il cambiamento, per essere perseguito, ha bisogno di risorse economiche e professionali, ma anche di equità, riducendo il divario in un Sud sottofinanziato“. È l’allarme lanciato dalla professoressa Laura Patrizia Cagnazzo, in rappresentanza del Direttivo Uil Scuola Campania, in occasione della prima convention regionale promossa dalle sigle sindacali CGIL CISL e UIL, verso la manifestazione del 26 giugno a Bari.
Imprimere una svolta decisiva in Campania verso la ripartenza è la finalità dell’assemblea generale, focalizzata sui temi della scuola, del lavoro, della coesione e della giustizia sociale per l’Italia di domani, per ricostruire il Paese, contro la disparità sociale, la disoccupazione giovanile, la dispersione scolastica.
“Recuperare squilibri di genere e generazionali“, insiste il segretario generale nazionale della Uil, Giovanni Sgambati, presentando gli obiettivi delle 3 grandi manifestazioni che si svolgeranno in Italia: proroga del blocco dei licenziamenti, ammortizzatori sociali, pnrr-investimenti, pensioni, sanità, non autosufficienza, occupazione donne e giovani, fisco, scuola, rinnovi contrattuali, salute e sicurezza.
Una spinta riformista che investe anche l’universo scolastico, come evidenzia Laura Patrizia Cagnazzo: “Ci sono molti temi sul tavolo della trattativa in questo momento al Ministero per gli emendamenti che dovrebbero essere finanziati dalla politica per la scuola, che gode di tantissima attenzione, ma dispone sempre di pochissime risorse. Disponiamo degli stessi organici dell’anno scorso come se nulla fosse accaduto, abbiamo assistito al turn-over di personale e ci ritroveremo con gli stessi problemi di sempre, ovvero la mancanza di insegnanti, di aule. Nelle periferie ci sono ancora scuole allocate in appartamenti senza immissione di aria pulita, prive di ogni sorveglianza, se non quella degli insegnanti e personale ata”.
Inoltre, problemi sulle disabilità, sulla comunicazione, carenze tecnologiche ed infrastrutturali. “È vero, un modello non è per sempre, bisogna avere la cultura e l’intelligenza di rinnovarlo, bisogna sempre perseguire il cambiamento, lo si ottiene solamente attraverso le risorse economiche, la disponibilità delle risorse professionali e la forza di portare avanti le nostre idee – continua Cagnazzo –. Non possiamo essere ancorati ad un sistema vetusto, ad un modello di scuola che tutti ci criticano, ma non abbiamo avuto più risorse, tranne le mascherine ed il gel. I docenti si sono dati da fare, già collegati nel primo giorno di lockdown. La scuola è stata resiliente, ha cercato di offrire il suo sostegno attraverso tablet, pc e connessioni. Noi docenti abbiamo fatto auto-formazione, abbiamo premuto sull’acceleratore spinti dal pensiero che i nostri ragazzi fossero soli. Il 34% a casa senza tecnologie, qui al Sud, abbandonati, senza accesso alla connettività ed alle tecnologie“.
E insiste: “Vogliamo parlare di dispersione? O della storica differenza di investimento, a causa dell’autonomia differenziata, tra scuole del Nord e scuole del Sud? Vogliamo creare veramente equità oppure continuare a parlarci addosso senza far nulla? La scuola non può rimanere indietro, perché è il futuro. Se un Paese non investe sulla scuola, che è il suo futuro, non è un Paese degno di nota. Il nostro non è un mestiere, né una professione, ma una vocazione. Crediamo nella scuola pubblica, giusta, equa, attraverso tutto il sistema di protezione sociale che possiamo mettere in campo: non è possibile mandare i nostri ragazzi allo sbaraglio“.
“Saremo in piazza il giorno 26 giugno insieme a Cisl, Cgil e Uil, ma già il 4 ed il 9 giugno siamo stati in piazza per rivendicare le tante rimostranze dei lavoratori del mondo della scuola -aggiunge Roberta Vannini, segretaria regionale Uil Scuola Campania -. Siamo ad un bivio, perché la scuola è diventata una scatola vuota: ad esempio il decreto sostegni bis prevede licenziamenti di docenti usati per un intero anno scolastico. A ciò si aggiunge la mancata stabilizzazione da anni di DSGA facenti funzione, docenti, personale ata“.
Una mobilitazione continua, secondo la segretaria Vannini, “perché la precarietà dei lavoratori del mondo della scuola corrisponde alla precarietà della scuola statale e della costituzione italiana. Abbiamo tantissimi problemi in Campania, strutture fatiscenti, scuole autonome e ridimensionate per legge senza un dirigente ed un DSGA. Le scuole hanno bisogno di un capo di istituto: il numero limitato di posti messi a concorso limita l’immissione in ruolo di buona parte del personale. Manifestiamo, come Uil, anche per il problema della sicurezza e chiediamo la revisione del rapporto numerico docenti/studenti per eliminare il problema delle classi pollaio. A settembre vogliamo ripartire in sicurezza garantendo stabilità agli alunni e al personale, ma soprattutto diritto allo studio“.