Attraverso la trasmissione di Italia 1 “Le Iene” si accendono nuovamente i riflettori sulle Fonderie Pisano a Salerno. Lo studio Spes commissionato dalla Regione Campania sostiene che inquinano pesantemente e provocano a chi ci vive vicino gravi danni alla salute, tumori compresi. Roberta Rei ne ha parlato con le persone che si sono ammalate nella zona e anche con il Presidente Vincenzo De Luca. Dopo la messa in onda del programma giunge una replica proprio dalla proprietà dello stabilimento di Fratte.
“La nostra posizione è sempre stata quella di rispettare l’opinione di tutti e di non svolgere processi al di fuori delle aule giudiziarie – affermano -. Tuttavia la gravità di alcune affermazioni, che ledono il nostro fondamentale principio etico, esige doverose precisazioni. Le indagini dei periti nominati dal magistrato competente in merito all’indagine relativa ai decessi verificatisi in un’area specifica – Salerno/Valle dell’Irno – intorno allo stabilimento delle Fonderie, analizza comunque fatti verificatisi oltre 10 anni fa ed è basata su supposizioni errate che avremo modo di chiarire nella opportuna e competente sede processuale“.
Secondo la proprietà delle Fonderie Pisano il dato ambientale dello stabilimento è da anni registrato a mezzo di strumenti analitici approvati dal Ministero: “I dati della centralina ARPAC adiacente allo stabilimento e le analisi eseguite costantemente, ripetutamente e da tempo, al nostro opificio dagli organi della magistratura e dalle autorità competenti, registrano da anni emissioni inferiori sia ai limiti autorizzati che agli stessi limiti previsti dal Ministero della Sanità“.
“Nello stesso procedimento penale altri periti di primaria importanza, nominati dalla magistratura inquirente, avendo analizzato lo stile di vita dei soggetti deceduti, avevano escluso la correlazione delle malattie con la attività della fonderia ed era stata chiesta l’archiviazione del procedimento – spiegano -. Va infine sottolineato che nel sito produttivo di Fratte, dove da generazioni lavora la famiglia, non è mai risultato l’accertamento di un caso di malattia tumorale connesso all’attività produttiva e pare poco credibile che la nostra attività genera i maggiori danni a distanza dallo stesso e non nel suo perimetro. Anche l’accusa di emissioni di mercurio, trovato in notevoli tracce in alcuni soggetti esaminati, non trova alcun riscontro nelle innumerevoli analisi effettuate ai nostri camini e nelle nostre acque di scarico sia da Arpac che da laboratori certificati. Pari discorso sugli altri metalli, il più delle volte del tutto estranei al nostro ciclo produttivo. Forse sarà un’altra la causa da ricercare“.
“Non sarà la prima (e, probabilmente, ultima) volta che approfondimenti e processi, con un vero contraddittorio tra le parti, finiranno per smentire affermazioni di periti forse troppo condizionate dal generale pregiudizio – affermano dalle Fonderie -. Ma poiché non siamo abituati ad evocare i successi ottenuti, non lo faremo neppure questa volta. Proseguiremo, però e naturalmente, nel portare avanti in tutte le sedi giudiziarie competenti questa posizione, appellandoci alla verità di quanto accaduto ed accade quotidianamente in un sito nel quale negli ultimi anni sono stati investiti vari milioni di euro per seguire l’evolversi delle direttive nazionali ed europee onde rendere lo stabilimento sempre pienamente conforme alla variazione sempre più performante delle norme. Il tutto comunque continuando nel nostro progetto di delocalizzazione in luogo prettamente industriale. Convinti che la società riuscirà a dimostrare in Tribunale la sua estraneità ai fatti contestati, resta intanto un problema di fondo, continuiamo ad essere tacciati di fatti infamanti malgrado l’assenza di pronunce in termini“.