Serena Pellegrino, Vicepresidente della VIII Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera, appartenente al Partito Sinistra, Ecologia e Libertà, spiega le ragioni del “sì” in vista del referendum del 17 aprile.
- Da dove nasce la sua posizione a favore del “sì” al referendum del 17 aprile?
Nel 1987 abbiamo votato per un referendum che diceva no al Nucleare, l’abbiamo ribadito nel 2011, battendo la destra e Berlusconi che voleva riaprire un nuovo fronte sul tema energetico. I cittadini hanno ribadito un fermo no, ma non era certo per aprire le porte alle fossili, sostenute di fatto da gran parte degli altri Governi che si sono succeduti, tranne quello in cui ci furono i Verdi che promossero le iniziative di incentivazione per il solare e l’eolico. Per me quella dichiarazione del 1987 avrebbe dovuto essere il motore per archiviare per sempre, mi passi questo neologismo, il petrolitico e tutto quello che gli gira attorno. Il petrolio è un materiale prezioso e Madre Terra ha impiegato miliardi di anni per “fabbricarlo”, la nostra società l’ha scoperto e nel giro di una manciata di decenni lo sta letteralmente mandando in fumo. Un danno enorme per le generazioni future.
- Che scenari si prospettano, a suo avviso, sul mondo dell’economia e del lavoro dopo il referendum nel caso di vittoria del “sì” o di chi si sta dichiarando favorevole all’astensione?
Bisogna essere chiari. Sono 88 le piattaforme installate entro le 12 miglia. Di queste 35 non sono in funzione e 29 operano ben al di sotto della franchigia produttiva, ovvero estraggono meno di quanto pattuito, ne consegue che non pagano le royalties allo Stato. Queste sono evidentemente non convenienti ed economicamente non competitive. Restano solo 24 quelle produttive. Una piattaforma impiega pochissimo personale perché utilizzano processi di innovazione elevata e sono prevalentemente automatizzate. La concessione di queste piattaforme non scade domani. Queste concessioni hanno una durata trentennale. Possiamo pianificare nuovamente un percorso di riconversione e di inversione del processo di sviluppo.
- “Questo non è un referendum voluto dal basso”: è d’accordo con questa affermazione?
Assolutamente no. Credo fermamente nelle istituzioni e nella democrazia rappresentativa. 10 Consigli regionali che rappresentano il popolo sovrano, così come dettato dal primo articolo della Costituzione, hanno votato – quasi tutti all’unanimità – la promozione del referendum. Uno dei motori di questo referendum fu la grande manifestazione che si tenne in Abruzzo contro le piattaforme dell’Ombrina. Parteciparono a Lanciano 60.000 persone, tant’è che ora l’Abruzzo ha ottenuto quanto richiesto. Non dimentichiamo che i comitati contro le trivellazioni, in mare e non, sono attivi da molti anni, a loro dobbiamo se i Consigli regionali hanno preso posizione. Il grave problema in cui ci troviamo oggi è che, oltre a non voler informare i cittadini, alcuni autorevoli esponenti di partito, legittimamente eletti dal popolo sovrano, sollecitano gli elettori a non recarsi alle urne. Ritengo che questo fatto sia gravissimo, questi rappresentanti dovrebbero dimettersi perché danno un peso al voto dei cittadini a corrente alternata.
- La bellezza e la salvaguardia dell’ambiente possono trovare dei punti dei contatto con le trivellazioni?
Assolutamente no. L’era delle fossili come l’abbiamo conosciuta finora è finita. In questi trent’anni abbiamo fatto delle scoperte innovative in campo energetico, nel recupero e nel risparmio dell’energia tali che l’impiego delle fossili non sarà più necessario. La Bellezza è il nostro petrolio dicono molti. Devo ammettere che questa frase non la amo perché la Bellezza è Ricchezza, con la erre maiuscola. I nostri padri producevano bellezza perché era un valore aggiunto nel benessere quotidiano. Oggi viviamo in un’epoca in cui tutto è quantizzato e a tutto si dà un valore da giocare in borsa. Ebbene la Bellezza ha questa incredibile capacità: generare Ricchezza e ricchezza.
– Filomena Chiappardo –