La Campania è il fanalino di coda dell’Italia nel recupero delle prestazioni sanitarie dopo la pandemia da Covid. Il Paese vanta una media del 65% di recupero globale, mentre la Campania conta soltanto il 10%.
Questi i dati elaborati dalla Fondazione Gimbe, presieduta da Nino Cartabellotta, l’ente che durante il Covid ci ha tenuto informati sull’andamento dell’epidemia in ogni sua componente.
Nel tentativo di restituire ai pazienti diagnosi, cure e trattamenti mancati in quegli anni, a gennaio dell’anno scorso il Ministero della Salute aveva individuato le prestazioni prioritarie da erogare, distribuendole in tre categorie: ricoveri per interventi chirurgici programmati, prestazioni per gli screening oncologici e prestazioni ambulatoriali.
Nel dettaglio dell’analisi delle tre categorie emerge che in Campania i ricoveri chirurgici programmati si sono fermati al 22% contro il 66% in tutta Italia, gli appelli agli screening tumori hanno raggiunto quota 21% contro l’82% del dato nazionale, le prestazioni in ambito oncologico sono state soddisfatte al 16% rispetto al 67% nel Paese, mentre le prestazioni ambulatoriali si sono attestate al 7%, molto distante dal 57% della media italiana.
Dopo il report della Fondazione Gimbe è arrivato il rapporto sul coordinamento della finanza pubblica della Corte dei Conti che, in base ai dati del Ministero della Salute, si è espresso sia sul recupero delle prestazioni nel 2022 sia sul finanziamento utilizzato. Ha confermato che in Campania il recupero delle prestazioni totali è pari al 10% rispetto al 65% della media nazionale.