Le quote rosa resistono ma non bastano. La questione di genere rimane un dibattito apertissimo e la disparità rimane molto forte.
L’Italia, va sottolineato, è il 13esimo Paese per presenza di donne in Parlamento ed il quinto per percentuale di donne ministro.
Ma a livello di consiglio comunale? Nel mirino è finita recentemente la Legge Delrio (articolo 137 della legge 56 del 2014) che prevede, all’interno delle giunte comunali, un’aliquota minima di rappresentanza di genere al 40%.
La maggior parte dei Comuni ha, però, risposto picche, spingendo il difensore civico della Regione Campania a effettuare una relazione dettagliata inviata al coordinamento nazionale dei difensori civici e ad ipotizzare la nomina di un commissario ad acta per i trasgressori.
Una situazione che spinge automaticamente a fare un esame anche delle giunte valdianesi per verificare la presenza di quote rosa.
Interessante l’esame di alcuni Comuni, dove persiste una buona percentuale di presenze femminili e dove il “rosa” sembra predominare: buona la situazione, infatti, di comuni come Teggiano e Buonabitacolo che vantano una “carica rosa” con la presenza anche di un vicesindaco donna.
Buona percentuale anche per Sala Consilina e Padula.
“Tiepide” la stragrande maggioranza delle giunte, dove la presenza si attesta sempre ad una presenza. Nessuna presenza di sindaci donne.
Cartellino rosso invece per alcuni comuni del comprensorio dove permangono giunte prettamente “maschiliste”: Auletta, San Rufo, Sant’Arsenio, Montesano sulla Marcellana, San Pietro al Tanagro e Pertosa. In questi Comuni, le giunte non registrano nessuna presenza femminile.
Una situazione dove ancora non si riconosce che competenze e qualità ci sono anche nel campo femminile: deve essere questo uno sforzo culturale da affrontare nonostante le leggi, grazie al quale si dovrebbe far comprendere all’opinione pubblica che il merito non va cercato sempre nello stesso gruppo sociale e che il genere non è a scapito del merito.
– Claudia Monaco –