Capita a tutti di pensare a come poter migliorare le proprie funzioni intellettive, aumentare la memoria, evitare l’invecchiamento mentale e, forse, anche vivere più a lungo.
Abbiamo parlato di questi argomenti con la dottoressa Simona Avitabile del Centro Analisi Cliniche Biochimica di Padula.
- Dottoressa, innanzitutto, che legame c’è tra longevità e cervello?
Sicuramente una delle scoperte scientifiche più sorprendenti sull’organo del pensiero è che quest’ultimo non invecchia, o meglio, potrebbe non invecchiare mai. Infatti, mentre tutte le altre cellule dell’organismo vanno inevitabilmente incontro a senescenza, perchè replicandosi accumulano danni al DNA, che infine innescano il suicidio cellulare, i neuroni, una volta differenziati, restano tali e quali.
- Pertanto, se non insorgono patologie specifiche, il cervello può, quindi, mantenersi sempre giovane?
Non solo. Con gli anni, le connessioni sinaptiche aumentano grazie all’apprendimento. Inoltre, esistono cellule staminali cerebrali in grado di rigenerare i neuroni perduti, anche a 70-80 anni. Questo implica che il cervello può rinnovarsi per tutta la vita. Cruciale, però, è prevenire le malattie degenerative della terza età, prima di tutte l’Alzheimer, un’emergenza sanitaria, sociale ed economica globale, tanto più che non esistono cure in grado di arrestare il processo patologico.
- Come augurare “lunga vita” ai neuroni?
Diversi studi scientifici, attualmente, considerano il BDNF (Brain Derived Neurotrophic Factor) un fattore di estrema importanza per le sue possibili applicazioni terapeutiche nei confronti dei danni neurologici causati da eventi acuti (ictus) o degenerativi. Il BDNF è, infatti, un fattore di crescita delle cellule nervose emesso dalla corteccia cerebrale, capace di creare nuove sinapsi e di influenzare la sopravvivenza dei neuroni esistenti. Recentemente, sulla rivista Neurology, è stato pubblicato uno studio in cui si è dimostrato come concentrazioni più elevate di BDNF proteggano dalle alterazioni del morbo di Alzheimer. Praticamente, il fattore BDNF diventa un alleato della memoria.
- Al Centro Analisi “Biochimica” di Padula è allora possibile valutare questa proteina?
Sì, da oggi è possibile. Ricordiamo che finora i laboratori hanno potuto monitorare, con esami specialistici, sia il sistema immune che quello endocrino, i cui scompensi determinano l’invecchiamento del nostro organismo. Ciò che, invece, sino ad ora nessuna analisi poteva determinare era l’età biologica del sistema nervoso: per questo, il Centro “Biochimica” propone il nuovo test BDNF, eseguibile mediante un semplice prelievo del sangue.
- Esistono alimenti in grado di stimolare la produzione del BDNF?
Un valore basso di BDNF può essere modificato assumendo sostanze come gli Omega3, che il corpo non riesce a produrre e che sono contenuti nel latte materno, il pesce, il fegato, la Curcuma, presente anche nel curry, che contiene la curcumina con potere anti-infiammatorio e anti-ossidante in grado di attraversare la barriera emato-encefalica. Non dimentichiamo l’esercizio fisico: infatti, anche la passeggiata quotidiana può stimolare la produzione di BDNF e aiutare a mantenere “giovane” il nostro cervello. Altri alimenti che migliorano le capacità cognitive sono il sedano, i broccoli e i cavolfiori, le noci, i granchi, i ceci, i mirtilli e il tè verde.
Biochimica Centro Analisi Cliniche, convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale, è a Padula Scalo, in via Nazionale, presso il piazzale Eurospin. Per tutte le informazioni ci si può rivolgere al numero telefonico e fax 0975/74208 – email info@laboratoriobiochimica.it – sito web www.laboratoriobiochimica.it
– Filomena Chiappardo –