CRISTINA: “Il ricordo principale si riconduce alla figura di mio padre impegnato in prima linea dal mattino presto alla sera nella sua attività. A distanza di anni riaffiorano nella mia mente i tanti momenti trascorsi da piccola presso l’azienda di famiglia, dai pochi minuti all’uscita da scuola ai lunghi pomeriggi estivi in cui avevo l’opportunità di osservare e respirare i valori autentici di passione, umiltà, grande sacrificio, impegno e dedizione costante nel raggiungimento di un obiettivo comune quale la crescita aziendale”.
LILIANA: “Sognavo fin da bambina di fare carriera, adoravo già il lavoro che faccio. Mi sono ritrovata poi a dover gestire e far conciliare tutto, il lavoro, la famiglia e spesso ho incontrato tante difficoltà. E’ stata dura ma non ho mai mollato e mi sono spinta sempre oltre, anche quando avevo timore di non farcela. Un ricordo che ho impresso nella mia mente è un sospiro che ho fatto quando guardando tutta la strada percorsa e guardandomi intorno ho pensato di avercela fatta e che tutto quello che avevo costruito era mio: era il desiderio di una vita”.
BARBARA: “Il primo ricordo legato all’azienda lo associo più che altro ad un ambiente totalmente ignoto che successivamente è diventato la mia casa. Prima di questo non conoscevo nulla di tutto ciò, tantomeno le terminologie che venivano utilizzate nel contesto lavorativo di cui faccio parte. Una delle prime volte non sapevo neanche cosa fosse una semplice latta. Piuttosto che un singolo ricordo mi piace pensare al passato nel modo in cui sono partita, completamente da zero, fino ad arrivare ad oggi dove tutto ciò è diventato la mia quotidianità”.
ANTONELLA: “I ricordi sono tanti per una come me che ha iniziato a lavorare in azienda fin da piccola. L’azienda, infatti, è stata da sempre la mia seconda casa, fin da piccola restavo fino a sera tardi con mio padre in ufficio perché mi piaceva assistere a tutto il via vai di persone che per un motivo o l’altro entravano e uscivano dagli uffici. Ma tra i tanti, in particolare ricordo quando avevo il permesso di andare in produzione e la prima cosa che percepivo era il profumo del legno che mi avvolgeva e mi faceva venire voglia di accarezzare tutti i pezzi di legno (come chiamavo le finestre da piccola!) e abbinare a quel profumo il tocco vellutato delle infinite gradazioni di venature delle superfici lignee. Un tocco morbido avvolgente che ancora oggi mi piace riscoprire ogni volta”.
LAURA: “Il primo ricordo legato all’azienda (creata dai miei genitori) risale ai miei primissimi anni di vita, quando si stava realizzando il primo capannone di fronte alla nostra abitazione dando vita a ciò che per molti anni si sarebbe svolto senza soluzione di continuità poiché la nostra vita familiare si svolgeva in maniera inscindibile con quella lavorativa. Ricordo le passeggiate con mio padre all’interno di questo capannone in via di costruzione ed io, che ancora non avevo contezza della destinazione di quell’immobile, immaginavo camere da letto, cucine, saloni, bagni… in realtà si stava realizzando un progetto condiviso da tutta la famiglia”.
ALESSIA: “Il mio ricordo è mio padre, la cui immagine mi ritorna sempre così: seduto alla sua scrivania ma con gli occhi sempre puntati a guardare altrove perché fare impresa è questo, guardare più in là degli altri. Mio padre in giro per cantieri per cercare di far crescere la nostra azienda: perché fare impresa è anche questo, confrontarsi per crescere. Mio padre con gli occhi stanchi ma pieni di orgoglio per aver creduto prima di tutti in qualcosa che per gli altri sembrava impossibile. Mio padre che oggi è la mia spalla forte e la saggezza di cui ogni giorno mi nutro. Mio padre che ha visto e vede un potenziale in me che io a tratti non riconosco. Il mio ricordo, dunque, è mio padre, il mio mentore e la mia guida quotidiana, perché per me l’azienda è veramente tutto questo”.
ANTONIETTA: “La nostra azienda è composta da 4 donne e il ricordo più caro che abbiamo è sicuramente la scelta del nome: volevamo qualcosa di forte e alla fine scegliemmo di chiamarla HOPE, speranza, perché di speranza ne avevamo tanta”.