La protesta degli autotrasportatori contro il caro carburante e gli aumenti poco proporzionati che l’intera categoria sta subendo nelle ultime settimane si sta facendo sentire soprattutto nel Meridione, coinvolgendo in modo particolare Puglia, Sicilia, Basilicata e Campania. Da circa due settimane i cosiddetti “padroncini” pugliesi (autotrasportatori titolari di piccole aziende con pochi mezzi) hanno dato il via a forme di protesta che, per continuità, si sono estese alla Sicilia con il blocco di alcune zone portuali attraverso una serie di presidi di sensibilizzazione.
Da martedì scorso anche la Campania è stata coinvolta in queste manifestazioni, con blocchi e sit-in soprattutto agli snodi autostradali di Nola, Mercato San Severino e Caserta. Da questa mattina un sit-in di manifestanti è fermo allo svincolo dell’A2 a Contursi Terme nei pressi della Fondovalle.
Questa notte, però, un incontro tra le associazioni di categoria e il viceministro Teresa Bellanova ha portato ad una prima fumata bianca con la promessa di stanziamento di 80 milioni di euro a sostegno del settore. In merito a quanto sta accadendo in queste ore interviene Giuseppe Curcio, titolare della nota azienda “Curcio Trasporti e Servizi” di Polla.
“Ci sono stati due incontri con il Ministero e le associazioni di categoria che, di fatto, non hanno proclamato il fermo – spiega Curcio -. Una sorta di accordo è stato raggiunto questa notte ma agli autonomi ciò non è bastato e così in Puglia e in Campania si continua a protestare“.
Proteste condivisibili, secondo il noto imprenditore degli autotrasporti, “perchè il caro carburante, l’aumento sproporzionato sull’AdBlue, sugli pneumatici e gli adeguamenti contrattuali sono ormai insostenibili. Però manca una regia unitaria, che può giungere soltanto dalle associazioni di categoria capaci di creare quel collettore che serve per confrontarsi con il Governo in maniera efficace. In questa vicenda l’unione è di fondamentale importanza, frantumarsi non porterà a nulla“.