“Non siamo d’accordo con gli atti di protesta di ieri, non siamo tutti uguali qui, ma ora che abbiamo la possibilità di parlare vorremmo far capire anche le nostre difficoltà”.
A parlare sono i ragazzi attualmente ospiti del centro di accoglienza di Sicignano CAS Galdo Scalo che ieri non hanno partecipato alla protesta messa in atto da una trentina di ragazzi della struttura.
I ragazzi hanno avuto la possibilità di un confronto con l’ex sindaco di Sicignano, Alfonso Amato, il quale ha spiegato loro le difficoltà ormai note dell’accoglienza in Italia. Una sorta di tavola rotonda al seguito di una giornata di proteste che ha visto portar via dalle volanti dei carabinieri della Compagnia di Eboli dodici dei ragazzi della struttura.
“Le persone pensano che noi non siamo grati e lo mostriamo attraverso queste azioni ma non è così – ha affermato G. O. , nigeriano – Noi non siamo persone cattive, anzi rispettiamo molto il lavoro di tutti gli operatori che in questa struttura ci danno una mano, ma sfido chiunque a vivere quasi un anno ormai senza poter minimamente immaginare i tempi in cui avremo i documenti per poter continuare la nostra vita e magari anche aiutare gli italiani stessi”.
“Stare qui – ha continuato – in una struttura purtroppo molto isolata anche da qualsiasi centro cittadino, per noi è peggio di una prigione, ma le persone continuano a vedere soltanto l’aspetto della non gratitudine. E’ vero, abbiamo un pasto caldo e un letto per dormire, ma ci sentiamo privati della nostra speranza, qui le menti si chiudono, se non sei un killer, un pazzo, qui, così, rischi di diventarlo. E noi non vogliamo questo, ma chiediamo aiuto. L’Italia non si sta mostrando un Paese coerente, se non esistono le reali condizioni per ospitarci, perchè continuare a prendere soldi da noi? Non siamo stupidi. Vogliamo solo essere trattati con sincerità, rispetto e mantenendo la nostra dignità”.
“Qual è la nostra colpa? – ha sottolineato G.O. – Perchè passati i tre mesi i nostri documenti non sono ancora pronti come ci avevano detto? Quale sarà la nostra fine qui? Non condividiamo i gesti della protesta di ieri, ma so che se lo hanno fatto è perchè sono arrivati a pensare che pur di non impazzire qui, vale la pena rischiare ancora.”
“La nostra richiesta – ha concluso – resta quella di essere spostati in un centro più vivibile, più vicino agli abitanti, dateci la possibilità di integrarci davvero. Grazie al signor Alfonso che è venuto ad ascoltarci e ringraziamo tutti gli operatori, Gianluigi, Claudia, Rosaria, i due Luca, Annamaria, che ogni giorno si impegnano anche con piccole cose, per gestire al meglio questa situazione“.
– Claudia Colombo –
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