Le problematiche relative al progetto “Blue Water” che prevede la realizzazione dell’impianto per il trattamento dei reflui prodotti nel Centro oli dell’Eni a Viggiano al centro dell’attenzione della Terza Commissione consiliare (Attività produttive, Ambiente, territorio), presieduta da Piergiorgio Quarto (FdI), che si è svolta ieri.
Ad esporre il quadro delle criticità il dottore Giorgio Santoriello dell’Associazione “Cova Contro” coadiuvato dagli esperti Francesco Marsico e Mimmo Nardozza.
“Ci siamo opposti dall’inizio a questo progetto”. Così ha esordito Santoriello spiegando che “dal 2013 come associazione cerchiamo di riequilibrare i rapporti di forza fra controllati e controllori mettendo al primo posto la tutela dei beni comuni. Il Blue Water dovrebbe trattare 10 metri cubi l’ora di reflui petroliferi, una grande quota di rifiuti speciali. L’impianto è sperimentale in quanto dovrebbe produrre acqua demineralizzata dalle acque del Cova ma noi esprimiamo forti perplessità perché è ubicato a pochi chilometri dall’area del Pertusillo che non ha alcun sistema di difesa attiva permanente in caso di incidente petrolifero rilevante e, inoltre, ricade in aree che hanno una serie di vincoli. Nello specifico una quota parte delle acque depurate fornite dal Blue Water al Cova potrà, previo trattamento nella sezione dedicata del Cova, essere scaricata all’impianto consortile Asi. Ma la rete di depuratori regionali, ex ASI inclusa, non è all’altezza di ricevere nuovi reflui”.
Santoriello ha poi evidenziato l’impossibilità di partecipare come Associazione alla Conferenza dei servizi e la profonda disparità dei rapporti di forza che si crea tra Compagnie petrolifere che portano al tavolo 12-13 esperti contro i 2-3 della struttura regionale.
“Arpab – ha proseguito – non è pronta per controllare gli impatti del Blue Water e manca ancora il piano regionale di tutela acqua. Oggi si trova in una situazione di emergenza più grave rispetto al 2016, la situazione degli organici è critica avendo solo due dirigenti, i laboratori non sono accreditati e le attrezzature acquistate con il Masterplan sono ancora inutilizzate. Ci terremo a collaborare con Arpab anche con la nostra strumentazione. All’estero (Australia, Norvegia, Stati Uniti) il rischio radiologico legato al refluo petrolifero è normato ad hoc. In Basilicata la tematica dei reflui petroliferi non è stata debitamente trattata nel piano regionale rifiuti, serve una legislazione ad hoc visto che neanche la codifica CER attuale rispecchia la reale pericolosità ambientale e sanitaria delle acque di produzione. Da questa classificazione dipende il corretto smaltimento. Fino al 2014 Eni pubblicava un report con la quantità di rifiuti prodotti sia pericolosi che non pericolosi ma dal 2016 questo report non lo vediamo più”.
Altre criticità poste all’attenzione dei commissari quello inerente il segreto industriale sugli additivi usati da Eni e alcuni eccessi di mortalità per patologie oncologiche riconducibili a degrado ambientale e deprivazione socioeconomica. “Il Blue Water – hanno ribadito ancora i tre esperti – è una tecnologia non collaudata e precedentemente è stata respinta su Tempa Rossa. Il procedimento autorizzativo doveva essere chiuso col primo parere negativo della Soprintendenza Archeologica, mutato successivamente e questo caso è stato segnalato alla Procura della Repubblica. Occorre rivedere il valore dei rifiuti perché sono un problema per il territorio dove vengono prodotti e sono una sfida per chi li produce”.
Da qui la proposta: “Eliminare ogni scarico nella rete consortile e nei corpi idrici della zona. Da quel refluo si potrebbe produrre idrogeno, ad esempio da vapore, e 10 metri cubi l’ora sono un mare di rifiuti. Eni dovrebbe pagare l’idrogeno per stoccarlo e distribuirlo”.
E, poi, la ferma opposizione al progetto: “Se il progetto rimane questo noi ci opporremmo in ogni sede. La partita si gioca nelle conferenze di servizio. Se la Giunta organizza un tavolo siamo disponibili, a titolo gratuito, a dare una mano tecnica concreta nei processi decisionali”.
Dopo gli interventi dei consiglieri Giorgetti, Braia e Cifarelli, il presidente Quarto ha assunto l’impegno ad organizzare, come Commissione, un confronto pubblico con tutti gli attori principali, comprese le associazioni, al fine anche di fare chiarezza su tutta la materia.
“È necessario – ha concluso Quarto – rendere sicuro l’ambiente e tutte le attività produttive che lavorano in quei territori. Chi viene a investire in Basilicata deve alzare l’asticella della qualità”.