Nuove prospettive per il trattamento dell’insufficienza valvolare mitralica grazie alla chirurgia mininvasiva. Per la prima volta in Europa, è stata impiantata una nuova protesi mitralica percutanea. I primi interventi all’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, in collaborazione con un team internazionale israeliano-americano, nel contesto di uno studio internazionale che coinvolge Mayo Clinic e Ohio Health negli Stati Uniti.
In sala il professor Antonio Colombo, senior consultant in Humanitas, il dottor Bernhard Reimers, responsabile dell’Unità Operativa di Cardiologia Clinica, Interventistica e UCC in Humanitas, il dottor Antonio Mangieri e il dottor Damiano Regazzoli, cardiologi interventisti di Humanitas. Sono state essenziali altre expertise del Dipartimento Cardiovascolare diretto dal prof. Gianluigi Condorelli: l’équipe di Diagnostica Ecocardiografica Clinica diretta dal dottor Renato Bragato, e le Unità Operative di Cardiochirurgia e Chirurgia Vascolare dirette rispettivamente dalla dottoressa Lucia Torracca e dal professor Efrem Civilini.
A renderlo noto è lo stesso Istituto Clinico, il quale spiega che la valvola mitrale può essere riparata o sostituita chirurgicamente, ma nei pazienti ad alto rischio sono state sviluppate delle tecniche mininvasive che permettono la riparazione, qualora la valvola abbia un’anatomia non complessa, o la sostituzione, nel caso in cui la valvola sia molto compromessa. Le valvole che attualmente sono disponibili per sostituzione percutanea richiedono tuttavia un’incisione all’apice del cuore.
All’importante intervento ha contribuito anche il dottor Mangieri, originario di Sant’Arsenio: “Questa procedura può comportare dei rischi -spiega – e la valvola può creare un’ostruzione dinamica all’uscita del sangue dal cuore, motivo per cui circa il 70% dei candidati all’impianto di valvole transapicali viene poi valutato non idoneo. Con la nuova protesi mitralica percutanea, invece, si minimizza il rischio di ostruzione del ventricolo e si riducono i tempi chirurgici e del recupero post-operatorio dal momento che la procedura viene eseguita attraverso un’incisione di solo un centimetro all’altezza dell’inguine che consente al paziente una mobilizzazione precoce rispetto ad un taglio all’apice del cuore”.
L’intervento dura 3 ore circa e si svolge in sala di emodinamica in anestesia totale. Il paziente resta poi in Terapia Intensiva per 24 ore, sveglio, per il monitoraggio. Le dimissioni avvengono dopo circa 3 giorni e sono previsti controlli a 1, 3 e 6 mesi dopo l’intervento. Per stabilire quale tipo di intervento proporre a ciascun paziente si effettua una valutazione con TC del cuore ed ecocardiogramma transtoracico e transesofageo. In seguito, i risultati vengono discussi nel team multidisciplinare in modo da garantire ad ogni persona il percorso più adeguato.
I risultati ottenuti durante gli interventi sono stati pubblicati su JACC Cardiovascular Interventions e presentati dal dottor Antonio Mangieri all’EuroPCR, il congresso internazionale di Cardiologia interventistica tenutosi a maggio a Parigi.
Un orgoglio per la comunità valdianese che vede un suo conterraneo protagonista di importanti studi che portano in alto il nome di un professionista nell’ambito della Cardiochirurgia.