Avrebbe ricevuto il vaccino in anticipo, una sorta di trattamento di favore.
Per questo motivo il Vescovo della Diocesi di Potenza, Monsignore Salvatore Ligorio, è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Potenza insieme ad altre quattro persone. L’ipotesi di reato nei confronti degli indagati è quello di concorso in peculato. Tra gli indagati anche alcuni responsabili sanitari e amministrativi delle strutture, un coordinatore infermieristico e una suora. Secondo gli investigatori che, su coordinamento della Procura potentina hanno portato avanti le indagini, il Vescovo Ligorio non aveva i requisiti per ricevere la vaccinazione perché non rientrava nelle categorie del personale che poteva sottoporsi al vaccino in quel periodo.
Non è della stessa idea la difesa del Vescovo, l‘avvocato Donatello Cimadomo che, contattato da Ondanews, ha fatto sapere di aver già presentato una memoria difensiva in Procura dove sostiene l’assenza di ogni trattamento di favore e l’assenza di privilegi per il Vescovo Ligorio.
Al Vescovo è stata somministrata la prima dose del vaccino Pfizer il 6 gennaio dello scorso anno presso la struttura del “Don Uva” a Potenza. La notizia della somministrazione a Monsignore Ligorio un anno fa fece non poco scalpore dal momento che quello era il periodo dove le vaccinazioni erano riservate in esclusiva ai sanitari e agli operatori delle case di riposo e delle strutture di accoglienza per anziani.
Monsignore Salvatore Ligorio, pugliese di Grottaglie, dal 5 ottobre 2015 è Arcivescovo metropolita di Potenza-Muro Lucano-Marsiconuovo ed è anche presidente della Conferenza Episcopale della Basilicata ed è stato membro della Commissione Episcopale per le migrazioni.
Adesso, dopo la presentazione della memoria da parte dell’avvocato Cimadomo, bisognerà attendere cosa deciderà la Procura: se archivierà la posizione del Vescovo e degli altri indagati o se andrà avanti per contestare la condotta e chiedere il rinvio a giudizio.