“Negli ultimi anni l’uso massiccio di fertilizzanti chimici e pesticidi ha avuto un grosso impatto negativo sull’ambiente contribuendo al deterioramento della terra, alla contaminazione delle falde acquifere, alla perdita della biodiversità ed un impatto negativo sul clima. L’Italia è fra i maggiori consumatori di pesticidi a livello europeo: 5,7 chili per ettaro contro 3,8 chili per ettaro della media dei paesi dell’Unione Europea”.
È con queste parole che si apre una lettera da parte del Meetup Amici di Beppe Grillo-Attivisti Sala Consilina, a firma dell’attivista Giuseppe di Giuseppe, rivolta al Presidente del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni Tommaso Pellegrino e, per conoscenza, al Presidente della Comunità Montana Vallo di Diano Raffaele Accetta e al Ministro della Salute Giulia Grillo.
Dai dati raccolti dall’Ufficio studi Camera dei Deputati si evince che su 41,5 miliardi di euro destinati all’Italia, dall’Unione europea, all’agricoltura biologica vanno appena 963 milioni di euro, solamente il 2,3%; se a questi fondi si aggiunge il cofinanziamento nazionale per l’agricoltura, pari a circa 21 miliardi di euro, il risultato rimane praticamente invariato: su un totale di fondi europei e italiani di circa 62,5 miliardi di euro, la parte che va al biologico è di 1,8 miliardi di euro, quindi il 2,9% del totale delle risorse. Ad oggi il biologico in Italia rappresenta solo il 14,5% della superficie agricola utilizzabile.
“Con questa ripartizione dei fondi – spiega Di Giuseppe – sono gli operatori del biologico a sopportare i costi prodotti dall’inquinamento causato dalla chimica di sintesi, come il costo della certificazione, della burocrazia, della maggiore quantità di lavoro necessaria a produrre in maniera efficace senza ricorrere a concimi di sintesi e diserbanti, in altri termini si finanziano e sostengono pratiche agricole che alla fine si ritorcono contro l’ambiente e contro la salute umana. E’ ormai noto che le molecole dei pesticidi sono stabilmente presenti nell’aria, nell’acqua, nel suolo, nella catena alimentare, con gravi ricadute sull’ambiente e sulla nostra salute e nonostante tutti i rischi accertati l’Unione europea, nel mese di novembre dello scorso anno, ha autorizzato per altri cinque anni l’uso del glifosato, un potente erbicida, ritenuto uno dei maggiori responsabili non solo per il suo potenziale cancerogeno ma anche per la sua capacità di causare mutazioni nel DNA degli organismi viventi”.
“Con una delibera – continua l’attivista del Meetup Amici di Beppe Grillo – il Consiglio Direttivo del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, su proposta del Presidente Tommaso Pellegrino, assume l’impegno di vietare l’impiego del glifosato nell’intera area protetta del Parco, aree agricole comprese, per tutelare e valorizzare la produzione agroalimentare basata principalmente su prodotti tipici della dieta mediterranea e di estendere tale divieto anche ai comuni il cui territorio non ricade interamente nei confini dell’area protetta. Riteniamo che da sola questa lodevole iniziativa non è sufficiente a tutelare la salute delle persone e il benessere del territorio, basti pensare che il glifosato si assume tramite alimenti come pasta, farine e farinacei, carne, latte e derivati, tutti prodotti che si trovano nei banchi dei supermercati e molti di questi spesso provengono sia da fuori regione che fuori dai confini nazionali, inoltre in alcuni comuni del Vallo di Diano, che ricadono nell’area contigua al Parco, non sarebbe garantito il divieto di questo erbicida”.
A tal proposito, il Meetup Amici di Beppe Grillo-Attivisti Sala Consilina, da anni impegnato su temi di salute e territorio, invita il Presidente del Parco a farsi promotore di un progetto di screening per accertare eventuale presenza di glifosato, con procedimento già uso in altri paesi dell’Unione Europea attraverso un esame chimico fisico e microscopico delle urine, da eseguire su un campione di popolazione stabilmente residente nei comuni del Vallo di Diano, e a mettere in campo una campagna informativa mirata a sensibilizzare le famiglie all’acquisto e al consumo di prodotti agroalimentari di produzione locale, “un’azione vitale per un territorio che sta muovendo i primi passi verso un’agricoltura biologica e sostenibile”.
– Paola Federico –
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