Biagio Tomasco, segretario territoriale del sindacato NurSind Salerno, scrive al Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, al Direttore dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Ruggi di Salerno, al Commissario straordinario dell’ASL Salerno in merito alla potenziale chiusura dei Punti Nascita di Polla e di Sapri, di cui il governatore nei giorni scorsi ha accusato l’attuale ministro della Salute ed i consiglieri campani del Movimento 5 Stelle, colpevoli, secondo quanto sostenuto da De Luca, di non intervenire.
“Tutto quello che oggi si sta paventando ha origine molto più remote e non riconducibili alle compagini governative odierne – scrive Tomasco – l’attuale organizzazione ospedaliera della Regione Campania deriva dall’attuazione delle norme contenute nell’art .1, comma 180 della legge 30.12.2004 n. 31, la quale impone le misure che si debbano raggiungere e a cui la stessa si è impegnata ad attuare in tema di ristrutturazione, qualificazione della rete ospedaliera e riduzione dei ricoveri inappropriati. Da tanto scaturì il tanto famigerato Decreto 49, che a pagina 11 metteva in deroga i punti nascita di Sapri e di Vallo della Lucania, nulla disponendo per quello di Polla, mentre a pagina 139 testualmente si enuncia che ‘pur registrandosi un numero di parti inferiore a 500, i punti nascita dei presidi ospedalieri San Luca di Vallo della Lucania e Immacolata di Sapri vengono mantenuti in esercizio in quanto collocati in una zona con caratteristiche geomorfologiche tali da non garantire accessi rapidi ai restanti punti nascita presenti nel territorio provinciale. Con il Suo avvento al Governo della Regione fu emanato il DCA n. 33 del 17.05.2016 recante disposizioni sul Piano Regionale di Programmazione della Rete Ospedaliera. Lo stesso, in ordine ai punti nascita dei nosocomi cilentani, dispone che ‘nella provincia di Salerno è prevista la deroga per il mantenimento dei punti parto di Sapri e Vallo della Lucania, per le difficoltà oggettive di collegamento che offrono tempi di percorrenza molto lunghi’, ancora nulla si dispone per l’ospedale di Polla. Si arriva quindi al DCA n. 87 del 05.11.2018 recante disposizioni per il Piano Regionale di programmazione della rete ospedaliera. Nello stesso si chiarisce che sono stati previsti 7 punti nascita in deroga. Tra questi nella provincia di Salerno è stata richiesta la deroga per il mantenimento dei punti di Sapri, Vallo della Lucania e Polla. A seguito del parere espresso dal Comitato Percorso Nascita si è avuta la deroga per il solo punto nascita di Vallo della Lucania, con la soccombenza di Polla e Sapri. Sorge spontanea una domanda, ovvero cosa sia stato fatto dalla politica regionale, provinciale e locale affinché non si arrivasse ad una conclusione per certi versi scontata quale quella della chiusura dei punti nascita con meno di 500 parti/anno? Eppure le avvisaglie c’erano e ci sono state in abbondanza, ma nessuno ha mosso un dito sempre nella speranza della deroga riparatrice“.
Secondo Tomasco “i cittadini del Cilento e del Vallo di Diano non hanno bisogno di alcuna deroga, perché il loro diritto a cure sostenibili è sancito dalla Costituzione Italiana e non certo dai calcoli di qualche ragioniere statale e regionale. Ci vuole dire, di grazia, cosa ha posto in essere la Sua amministrazione per far sì che tanto non accadesse? Crede davvero che ci si possa accontentare di un’ulteriore deroga che altro non farebbe che dilatare la naturale scadenza di quanto previsto dalle norme nazionali, il tutto in un marasma di disorganizzazione e di scostamento dalla realtà che attanaglia i territori del Cilento e del Vallo di Diano? Quali sono le strutture intermedie che potrebbero garantire in caso d’urgenza la giusta e dovuta assistenza al nascituro ed alla madre? Come faranno i cittadini ricadenti nei comuni di Sapri e di Polla ad arrivare al punto nascita più vicino, ovvero quello di Vallo della Lucania distante un’ora e mezza da Polla ed un’ora da Sapri? Non ci dica con il 118, servizio mai attenzionato come si deve dalla Sua, quanto da quelle che l’hanno preceduta, amministrazione, e che vive di continue criticità legate alla mancanza di professionisti preparati sulle ambulanze. Quali sono le eventuali strutture private esistenti sul territorio che potrebbero vicariare il pubblico in caso di urgenza, e come mai le stesse non sono state fatte oggetto dell’accorpamento dei punti nascita? Si vuole forse affermare che nascere in un ospedale pubblico sia meno adatto che nascere in una struttura privata? Speriamo proprio di no vista la quasi totale assenza di strutture private in cui insistano una pediatria ed una rianimazione. Ma soprattutto, egregio Governatore, ci vuole spiegare come mai nel caso delle rianimazioni abbia provveduto a prevederle in deroga anche nei presidi sede unicamente di Pronto Soccorso e non abbia fatto altrettanto con i punti nascita, affidandosi unicamente al Parere del Comitato Percorso Nascita nazionale? Se tanto ha fatto è perché lo poteva fare in virtù di quanto disposto dalla sentenza del Consiglio di Stato n. 2470/2013, secondo cui ‘nell’esercizio dei propri poteri, il Commissario ad acta agisce quale organo decentrato dello Stato ai sensi dell’art. 120 della Costituzione, che di lui si avvale nell’espletamento di funzioni d’emergenza stabilite dalla legge, in sostituzione delle normali competenze regionali’, emanando provvedimenti qualificabili come ‘ordinanze emergenziali statali in deroga’, ossia ‘misure straordinarie che il commissario, nella sua competenza d’organo statale, è tenuto ad assumere in esecuzione del piano di rientro, così come egli può emanare gli ulteriori provvedimenti normativi, amministrativi, organizzativi e gestionali necessari alla completa attuazione del piano di rientro‘”.
Per il sindacato NurSind chiudere i Punti Nascita di Polla e di Sapri, derogando fino a dicembre quello di Vallo della Lucania, è “un atto scellerato ed immorale, oltre che lesivo dell’incolumità generale dei cittadini cilentani e valdianesi, ma soprattutto discende dall’iniqua disposizione per cui si continui a nascere in cliniche private in cui magari non sia presente una pediatria e una rianimazione, con tutto quello che ne conseguirebbe in caso di parto complicato, e pertanto, nell’ottica del raggiungimento dei parti/anno nelle strutture pubbliche, chiediamo l’immediata revoca delle convenzioni con le strutture private laddove si consenta di partorire. Ci dia delle risposte, non ci bastano più i proclami. Vogliamo un’assistenza sanitaria che non venga più definita la maglia nera d’Italia e d’Europa. Vogliamo tornare a vivere come cittadini normali e non come dei diseredati, e chiediamo alla comunità dei sindaci del comprensorio cilentano- valdianese di intervenire fermamente per fermare cotanta barbarie“.
– Chiara Di Miele –
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