La Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura della Repubblica ha delegato la Polizia di Stato ad eseguire tre misure cautelari personali (due di custodia cautelare in carcere e una agli arresti domiciliari) nonché il sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta della somma complessiva di 79.542,27 euro nei confronti di Giovanni Quaratino (già condannato il 24 luglio 2023 dal Tribunale di Potenza alla pena di 8 anni di reclusione poiché ritenuto colpevole del delitto di associazione mafiosa in qualità di partecipe all’associazione a delinquere di stampo mafioso clan “Martorano Stefanutti”), di sua figlia Marilena Quaratino e dell’avvocato Gianluca Molinari del Foro di Potenza, gravemente indiziati, a vario titolo, del delitto di peculato in relazione alla gestione dell’agenzia di onoranze funebri “Padre Pio Società Cooperativa” di Potenza già sottoposta a sequestro in quanto ritenuta nella disponibilità di fatto della famiglia Quaratino.
Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, sono state svolte dalla Squadra Mobile della Questura di Potenza e dalla SISCO di Potenza e sono state avviate nel 2021 dopo l’esecuzione dei provvedimenti di custodia cautelare emessi dal Gip di Potenza nell’ambito del procedimento penale relativo al clan “Martorano – Stefanutti” (molti componenti del sodalizio sono stati già condannati in primo e secondo grado per il delitto di associazione mafiosa).
Le investigazioni hanno consentito di acquisire gravi elementi indiziari in ordine alla perdurante gestione di fatto dell’agenzia di onoranze funebri da parte dell’indagato Giovanni Quaratino e dei suoi familiari anziché dall’amministratore giudiziario, essendo l’impresa già sottoposta a sequestro preventivo dal lontano 2009, dapprima in sede penale e dal 2019 sottoposta a confisca nell’ambito di un procedimento di prevenzione ex legge 575/65. A tale illecita gestione da parte della famiglia Quaratino seguiva, secondo l’impostazione accusatoria ritenuta fondata dal Giudice, una indebita acquisizione dei profitti da parte della stessa famiglia Quaratino anziché dell’amministrazione giudiziaria.
Dalle indagini, ferma restando la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva di condanna, emerge che le condotte delittuose si sono sviluppate per lungo tempo grazie al fattivo, determinante e consapevole concorso della figlia di Quaratino e dell’avvocato Molinari nella sua qualità di amministratore giudiziario a suo tempo nominato dal Tribunale di Potenza. Il sequestro preventivo con affidamento in amministrazione giudiziaria si era reso necessario al fine di sottrarre l’agenzia di onoranze funebri alla gestione di fatto dell’indagato Quaratino e dei suoi familiari che invece non solo avrebbero continuato a gestire l’agenzia in condizioni di schermatura rispetto a possibili accertamenti e accessi da parte degli Enti e apparati dello Stato deputati ai controlli amministrativi e di natura fiscale-tributaria ma, approfittando della condizione di dipendenti della stessa e della connessa mansione di necrofori (rivestendo pertanto la qualifica di incaricati di pubblico servizio), ricevevano e incassavano (secondo l’ipotesi accusatoria confermata del giudice con il consapevole contributo dell’amministratore giudiziario) consistenti importi di denaro versati da parenti, amici di defunti e committenti di servizi funebri, con la conseguente sottrazione di ingenti somme destinate alla società e quindi alla stessa amministrazione giudiziaria, risultando così indiziati dei delitti di peculato.
Dalle indagini emerge pure che Quaratino, attraverso tale gestione, ha avuto la possibilità di stipulare contratti con fornitori e clienti, di disporre in modo diretto dell’utilizzo dei necrofori, dei veicoli speciali e di un connesso servizio di ambulanze finalizzato al trasporto dei malati. Le indagini condotte dalla DDA di Potenza e dalla Polizia di Stato hanno permesso di documentare a livello indiziario, con riferimento alle annualità 2019, 2020, 2021 e 2022 (fino al mese di ottobre), centinaia di episodi di appropriazione di somme di denaro per decine di migliaia di euro complessivamente versate dai parenti di defunti committenti dei servizi funebri ovvero da enti pubblici, associazioni sindacali, ordini di categoria, Polizia Municipale, titolari e gestori di agenzie di onoranze funebri di altri territori per servizi resi anche a questi ultimi, a conferma dell’assenza di alcuna reale discontinuità gestionale fra il periodo in cui l’agenzia di onoranze funebri era nella legittima disponibilità della famiglia Quaratino e quello in cui era stata disposta l’amministrazione giudiziaria dei beni prima sequestrati e poi confiscati, circostanze queste che erano alla base del provvedimento di sequestro patrimoniale e dell’intervento ablativo dello Stato, ai sensi della legislazione antimafia, adottato dal Tribunale di Potenza con riguardo ad una serie di beni, anche organizzati in aziende commerciali, veicoli e motocicli di valore, tutti riconducibili in virtù di formali titoli giuridici o di semplice assoggettamento di fatto alla disponibilità, gestione e utilizzo dell’indagato Giovanni Quaratino.
Le condotte delittuose avrebbero poi consentito a Quaratino e a sua figlia di appropriarsi illegittimamente di consistenti somme di denaro, effettuando successive operazioni speculative con investimenti, intermediazioni e compravendite di pietre preziose, anelli e orologi Rolex, di una serie di auto d’epoca, di lusso e di grossa cilindrata (Ferrari, Lotus, Audi, Jaguar, Porshce, Mercedes e Olds Mobile), con intestazioni fittizie avvenute con il concorso fattivo e determinante di altri indagati, fra cui l’amministratore di fatto di una società di Padula.
Nel corso delle indagini sono anche emerse condotte di inquinamento probatorio oltre che di sottrazione dei beni e veicoli dell’agenzia di onoranze funebri, sottoposta a confisca definitiva a seguito della recente pronunciata della Corte di Appello di Potenza che il 2 febbraio 2023 ha rigettato la richiesta di revoca della confisca della società “Padre Pio soc. coop”, che dal 7 luglio 2023 risulta essere rappresentata da un nuovo amministratore giudiziario.
Attualmente il procedimento è nella fase delle indagini preliminari e pertanto vige il principio di presunzione di innocenza e, conseguentemente, la posizione degli indagati è al vaglio dell’Autorità Giudiziaria e gli stessi non possono essere considerati colpevoli fino all’eventuale pronuncia della sentenza definitiva di condanna.