Soltanto in Basilicata in tre anni si è registrato un incremento del 46% delle richieste di porto d’armi e il recente rapporto Eurispes conferma che il 56,2 % degli italiani userebbe un’arma contro estranei in casa di notte. A questo proposito interviene Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria per il quale “la nostra proposta di legge di iniziativa popolare sulla legittima difesa, presentata a Potenza insieme ad Angelo Rosella, segretario regionale IdV nel novembre scorso, che ha raccolto con i banchetti organizzati in tutto il Paese insieme ad IdV, oltre 2 milioni 300 mila firme degli italiani è una priorità di cui il nuovo Parlamento deve tenere conto cancellando ritardi e sottovalutazioni del Parlamento appena sciolto che l’ha insabbiata”.
“Il tema della sicurezza a casa propria è una delle maggiori preoccupazioni dei cittadini per il continuo ripetersi di episodi di criminalità ed aggressioni domiciliari o ai danni di commercianti ed operatori economici e persone anziane che vivono da sole. La nuova riunione del Comitato Ordine Pubblico Provinciale di Potenza lo conferma perché le case sparse, le contrade sono a rischio maggiore. Per questo – afferma Di Giacomo – al cittadino deve essere data la possibilità di difendersi, di difendere i propri cari, il proprio patrimonio. La nostra pdl è pertanto un forte deterrente nei confronti dei malviventi che devono capire a cosa vanno incontro nella violazione del domicilio”.
Di Giacomo passa ad analizzare l’attuale normativa in tema di legittima difesa, secondo cui “se io sto dormendo a casa mia e nel cuore della notte entra uno sconosciuto per aggredirmi ed è armato, io posso usare la pistola non solo se lo sconosciuto ha un’arma, ma deve anche essere in procinto di spararmi. Perché la legge dice ‘Ci vuole un pericolo imminente’. E’ necessario quindi capire se chi mi sta aggredendo sta davvero mettendo in pericolo la mia vita, allora in questo caso posso sparare. Ma a una condizione: non devo avere alternative. Quindi è legittima la difesa solo se c’è il pericolo imminente o se non riesco a trovare in casa un metodo meno offensivo dell’arma. Ma se questa persona avanza, senza un’arma, io avendo legittimamente un’arma sul comodino non posso prenderla. Perché se in questo caso io gli sparo, c’è una colpa: o lesioni colpose o omicidio colposo”.
Il segretario del Sindacato della Polizia Penitenziaria riferisce che, dopo un giro sui territori, ha registrato “il grande interesse dei cittadini, di associazioni che ci sostengono e che mettono a nudo la lontananza della politica dai problemi veri della gente. Noi vogliamo essere portavoci della forte domanda di legalità. Di fronte ad una criminalità sempre più aggressiva occorre, a nostro parere, aggiornare le norme esistenti collegandole alle nuove domande di sicurezza dei territori, in particolare quelli più esposti agli assalti di una criminalità sempre più violenta e sfrontata. Serve certamente più vigilanza delle forze dell’ordine, ma a loro vanno forniti più mezzi e più personale”. Per Di Giacomo serve certamente più vigilanza delle forze dell’ordine, ma a loro vanno forniti più mezzi e più personale. “L’ampliamento legislativo della tutela a cui pensiamo – continua – vuole da un lato evitare il rischio di alimentare la cultura dello ‘sceriffo fai da te’, cavalcata da forze politiche estremiste nei toni ma improduttive nelle soluzioni, ma dall’altro realizzare un deterrente molto più forte verso quella categoria di criminali dediti a furti e rapine nelle nostre abitazioni, che non dovranno mai più beneficiare di alcuna scappatoia giuridica che sarebbe ingiusta e beffarda”.
– Chiara Di Miele –