“È un amaro risveglio a Padula per tutti coloro che credono ancora in una mobilità ecologica, sostenibile e, soprattutto, pubblica”.
Queste le parole che si leggono in una nota stampa a firma del Comitato per la riattivazione della ferrovia Sicignano – Lagonegro al termine della settimana in cui sono stati abbattuti due ponti in ferro della linea, entrambi nel comune di Padula.
Il Comitato, dopo un sopralluogo, ha inoltrato al Compartimento Polizia Ferroviaria di Napoli una specifica segnalazione.
“Tale atto si può senza mezzi termini definire vandalico – dichiara Rocco Panetta, presidente del Comitato pro ferrovia – Non c’è stata alcuna ordinanza, da parte del sindaco di Padula, per l’abbattimento dei ponti per la tutela della pubblica e privata incolumità, un atto del genere è previsto per Legge. Abbiamo fatto la diffida al Compartimento della Polizia Ferroviaria di Napoli per scongiurare l’abbattimento (previsto lunedì 23 aprile) del ponte in ferro che sovrasta la strada provinciale, nei pressi della stazione, che conduce dal bivio alla Certosa. Vorrei evidenziare che RFI è concessionaria della rete ferroviaria italiana, con Decreto del Ministro dei Trasporti, la cui proprietà rimane dello Stato e che la medesima linea non è stata dismessa ma ha il traffico ferroviario sospeso, dal 1 aprile 1987, motivo per il quale esiste il servizio sostitutivo con autobus di Trenitalia”.
Un atto che ha provocato un moto di sdegno, ma anche dei movimenti immediati: il Comitato si è messo in contatto con il Senatore Gianni Pittella, che ha parlato con il sindaco di Padula Paolo Imparato e pressato l’Amministratore Delegato di Ferrovie dello Stato Italiane, Renato Mazzoncini. La questione, dunque, non dovrebbe fermarsi qui.
Molto duro anche l’intervento di Rocco Della Corte, al fianco di Giuseppe Verga e Rocco Panetta. “In un altro contesto vedere una ferrovia tagliata in due avrebbe provocato un’indignazione generale, soprattutto da parte di chi ci amministra – sottolinea Della Corte – Quello che è accaduto a Padula invece è il sintomo di come la popolazione si sia inesorabilmente disabituata alla cultura della ferrovia e in generale faccia prevalere la rassegnazione alla voglia di fare. Evidentemente la Sicignano-Lagonegro dà fastidio e quindi meglio farla a pezzi, letteralmente parlando. Altrove si stanno facendo miracoli nel recupero delle linee, con treni turistici e culturali, invece il Vallo di Diano continua il suo stato comatoso che perdura da oltre trent’anni con la complicità del silenzio da parte di chi potrebbe intervenire e alzare almeno la voce, a cominciare dalle Istituzioni”.
“Siamo di fronte ad un caso simile a quello di Sala Consilina – continua il Comitato – che vede l’occupazione del suolo ferroviario e costruzione di un attraversamento stradale abusivo sul binario, e Polla, in cui vi è un passaggio a livello asfaltato. Così i comuni del Vallo, che hanno deliberato per riaprire la ferrovia, tutelano un binario che anziché tornare a vivere grazie alla spinta di Amministratori e cittadini viene tranciato e spazzato via senza che nessuno alzi un dito. Continua a prevalere la linea della promessa e delle chiacchiere e non quella dei fatti, per un’assenza di volontà politica che porta la gente comune a dire che ‘non si riaprirà mai la Sicignano-Lagonegro’. Il Comitato porge con rabbia l’ennesimo appello ai sindaci del Vallo e alla Regione Campania affinché guardino cosa sta accadendo, sempre in Irpinia, lungo la Avellino-Rocchetta S.Antonio. Pochi chilometri, stessa Regione”.
– Paola Federico –