Quattrocento tonnellate di petrolio sversate nel sottosuolo della Basilicata da agosto a novembre 2016.
Eni ammette le cifre di quello che potrebbe essere un disastro ecologico, rispondendo alle domande di Giuseppe Lo Presti della Direzione Generale per le Valutazioni e le Autorizzazioni ambientali del Ministero guidato da Gian Luca Galletti.
È quanto accaduto giovedì, durante un tavolo tecnico convocato dal governo sulla questione inquinamento del Centro Oli di Viggiano.
A Roma c’erano anche la Regione Basilicata con l’assessore Francesco Pietrantuono, Ispra, Arpa Basilicata e Unmig per conto del Ministero dello Sviluppo Economico.
Il greggio fuoriuscito, però, non è quello del serbatoio A del Centro Oli, come emerso fino ad oggi, ma quello del serbatoio D.
Stando a quanto riferito dalla Regione Basilicata durante l’incontro, Eni avrebbe anche spiegato che la contaminazione interesserebbe “seimila metri quadri circostanti il Cova”.
L’azienda ha poi precisato che, delle 400 tonnellate, 210 sarebbero già state recuperate.
Mentre si attende la fine di maggio per il termine dei lavori di messa in sicurezza dell’area, il caso diventa “di rilevante interesse nazionale”.
“Quattrocento tonnellate è la cifra di un disastro ambientale, ma anche dell’assenza di controllo – afferma Angelo Bonelli dei Verdi – Mi piacerebbe sapere dal Ministero dell’Ambiente perché non c’è un sistema di controllo efficiente e perché Eni non ha detto prima di questo sversamento”.
– redazione –