Ci sono 7 medici iscritti nel registro degli indagati per la morte di Massimiliano Malzone, il 39enne di Montecorice deceduto l’8 giugno del 2015 nel Centro di Igiene Mentale dell’ospedale di Sant’Arsenio dove si trovava ricoverato in regime di Trattamento Sanitario Obbligatorio.
Di recente, infatti, il Gip presso il Tribunale di Lagonegro aveva respinto la richiesta di archiviazione delle indagini sulla morte di Malzone avanzata dal pm, disponendone piuttosto di ulteriori in merito all’ipotesi di omicidio colposo.
Erano stati i familiari del 39enne cilentano a chiedere, in un primo momento, al sostituto procuratore di disporre nuove indagini, mentre lo scorso anno si sono fermamente opposti alla richiesta di archiviazione.
Massimiliano Malzone morì dopo 12 giorni di TSO. Ai parenti fu consegnato uno zaino contenente delle maglie intime sporche di urina. Questo aspetto li spinse a presentare denuncia e dalla relazione del medico legale Adamo Maiese emerse che il 39enne fu sottoposto a contenzione fisica, ma non continua e mai con il blocco di tutti gli arti. La famiglia, fin da subito, ha preteso di sapere se questo regime possa aver contribuito ad aggravare l’effetto dei farmaci, letali per il proprio caro. Malzone, infatti, morì in seguito ad un arresto cardiaco provocato dall’azione di una serie di medicinali che gli erano stati somministrati nel corso del ricovero.
I familiari hanno sempre fatto leva sull’incongruità tra la potente terapia farmacologica praticata sullo sventurato 39enne e la patologia degenerativa di cui soffriva, una paraplegia spastica ereditaria.
– Chiara Di Miele –
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