Orlando Paciello, Presidente dell’Ordine dei Medici Veterinari della Provincia di Salerno, si associa all’appello di Salvatore Iannuzzi, Presidente della Comunità del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, per dotare l’area protetta di un servizio medico-veterinario.
“Il ruolo del medico veterinario è di indiscusso valore all’interno di un’area protetta, quale quella del Parco, per la salvaguardia degli insediamenti zootecnici, ma anche come supporto tecnico a cittadini, contadini, allevatori e turisti per tutte le problematiche connesse alla fauna selvatica. Plaudo con piena soddisfazione la richiesta di Iannuzzi di istituire un servizio medico-veterinario del Parco”: così il professor Paciello risponde alla nota che il Presidente della Comunità del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni ha inviato al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare per quanto riguarda la necessità di prevedere del personale medico-veterinario ad ausilio sia degli animali dell’area protetta che dell’intera comunità territoriale.
Paciello infatti concorda con il dottor Iannuzzi nell’esigenza di predisporre un servizio veterinario all’interno del Parco, finalizzato anche e soprattutto a realizzare perizie medico-legali sui danni da fauna, di consulenza al bestiame domestico, di valutazioni tecniche nelle reintroduzioni faunistiche, nella prevenzione di malattie da selvatici e nel controllo delle specie faunistiche protette.
Nella nota indirizzata al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, il dottor Salvatore Angelo Iannuzzi ha messo in evidenza come”la realizzazione di un’area protetta implica l’attivazione di una serie di misure a protezione della fauna selvatica. Il regime di protezione investe anche territori antropizzati così come accade per l’area protetta del Parco. Nei territori protetti abbiamo non solo i nostri amici selvatici, ma anche la popolazione residente e, fortunatamente, ancora insediamenti zootecnici che sia nella campagna prossima all’area urbana quanto nei pascoli montani interagiscono con gli animali selvatici. La salute delle popolazioni insistenti nell’area del Parco risulta esposta, da un lato, a fattori protettivi quali il salubre ambiente naturale, ma anche a potenziali rischi assimilabili alla fauna selvatica, come la rabbia silvestre, le zecche, la brucellosi, la tubercolosi, la trichinella, e tanti altri. Non a caso la maggior parte delle malattie trasmesse dagli animali all’uomo sono riconducibili alla fauna selvatica”.
“La creazione delle aree protette ha indotto una lievitazione esponenziale della consistenza della fauna protetta, un maggiore consumo di selvaggina e, dunque, una maggiore possibilità di trasmissione e diffusione di malattie – conclude Iannuzzi nella nota – Per questo la presenza di personale medico-veterinario all’interno delle aree protette è fondamentale per la salvaguardia sia degli animali insistenti nell’area protetta che dell’intera comunità territoriale”.
– Miriam Mangieri –