“Dio mio non farmi morire”. E’ stata questa la prima cosa che Mirko Resciniti, 26enne tifoso Juventino di Sala Consilina, ha pensato a Torino quando all’improvviso, mentre si trovava con un suo amico, Giuseppe Tortorella, anche lui di Sala Consilina, in Piazza San Carlo per vedere la finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid, è stato travolto da migliaia di persone che prese dal panico per il timore di un attentato si sono riversate in massa verso la parte opposta della piazza rispetto al punto in cui era stato installato il maxischermo.
“Noi eravamo alla fine della piazza – racconta Mirko – ad un certo punto ho sentito un rumore assordante, pensavo fosse un terremoto e trentamila persone si sono spostate contemporaneamente all’indietro. Siamo caduti un sacco di volte, intorno a noi persone a terra insanguinate, anche tanti bambini. L’istinto di sopravvivenza ci ha dato la forza per poterci rialzare. Dopo la terza rete del Real Madrid i tifosi si sono accalcati su una transenna che ha ceduto provocando un forte boato che ha scatenato il panico alimentato anche dalle urla di alcune persone che urlavano “c’è una bomba”.
Per diversi minuti le persone che erano in piazza hanno pensato che fosse in corso un attentato. “Il rumore che sentivamo – continua nel suo racconto il giovane tifoso Juventino – sembrava essere quello di un mitra, ho visto persone disperate che bussavano ai portoni dei palazzi pregando di aprire per farli entrare e dare loro modo di nascondersi. E’ assurdo quello che è successo questa sera, una giornata di sport e di festa non può rischiare di trasformarsi in una carneficina”.
Anche Michele Greco di Caselle in Pittari, giovane studente del Politecnico di Torino, si trovava a Piazza San Carlo per assistere alla finale di Champions. “Ho provato tanta paura – dichiara- ma per fortuna sono riuscito a scappare e a trovare riparo dietro una colonna della piazza. Ho visto gente con le gambe insanguinate, feritesi probabilmente cadendo sui vetri di bottiglia che erano a terra, tanti che nel cercare di mettersi al riparo hanno perso addirittura le scarpe. Inizialmente si è pensato al peggio, poi si è capito che probabilmente si è trattato dello scoppio di un petardo e la ringhiera che ha ceduto”.
– Erminio Cioffi –
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