Lo scenario straordinario dei Templi di Paestum farà da sfondo al “Maggio dei libri”. Quindici appuntamenti, tra incontri con gli autori, percorsi di lettura per bambini e salotti letterari, con al centro la lettura e il dibattito intorno ai più svariati temi di volta in volta affrontati nei libri che verranno presentati. Domani, 1° maggio, ci sarà la presentazione del libro “Di là dal fiume. Il mio Afghanistan” del giornalista Lorenzo Peluso.
L’evento inizierà alle 18:00 a Largo Prearo. Dinanzi al Tempio di Athena, con la presenza del professore Ferdinando Longobardi, docente presso l’Università Orientale di Napoli, Peluso racconterà il “suo Afghanistan”.
I conflitti globali che innescano il fenomeno delle migrazioni verso l’Europa è il cuore del libro il quale pone l’interrogativo di cosa c’è oltre, appunto, “di là dal fiume” e cosa esiste oltre quello che vediamo con i nostri occhi. Il tutto tenuto in piedi dal filo conduttore dell’inviato embedded, Lorenzo Peluso, da oltre dieci anni impegnato come corrispondente per diverse testate in Afghanistan.
“Di là dal fiume. Il Mio Afghanistan – prosegue – è un libro per non dimenticare che l’Afghanistan è il primo narco-Paese al mondo. Si stima che il totale della produzione annuale di oppio afghano è di poco superiore alle 5.800 tonnellate. Una volta raffinato, l’oppio dall’Afghanistan fornisce al mondo dei narcos oltre 600 tonnellate di eroina all’anno. L’incremento degli affari legati al traffico di stupefacenti in Afghanistan è impressionante. Si è passati dai circa 10 miliardi di euro ogni fine giugno, quando le produzioni sono già eroina da commercializzare, agli oltre 16,34 miliardi di dollari dell’ultimo periodo; praticamente il 60% del PIL afghano. I talebani non sono solo i barbuti violenti che immaginiamo, sono anche abili imprenditori del narcotraffico. Negli ultimi 5 anni hanno avuto la capacità di trasformare l’industria dell’oppio. Da Paese esportatore grezzo hanno impresso un cambio radicale con un avanzato sistema di raffinazione dell’oppio in eroina della quale poi curano con attenzione anche il commercio mondiale attraverso i canali d’uscita dall’Afghanistan ben presidiati dai talebani a Nord, a Ovest e a Sud del Paese”.
Peluso racconta la complessità della società afghana. Elemento centrale nell’analisi della ricerca degli errori sta nel comprendere cosa non abbia funzionato nella missione della coalizione internazionale a guida americana negli ultimi vent’anni nel Paese.
“Il primo e palese elemento di riflessione – conclude Peluso – è che i talebani che abbiamo visto per le strade di Kabul nei primi giorni di agosto sono giovani poco più che ventenni. Insomma parliamo di una generazione che è nata quando l’Afghanistan era già ‘occupato’ dalla forze straniere. Giovani nati dopo l’11 settembre del 2001. E’ evidente, quindi, che noi occidentali non siamo riusciti a parlare a questi giovani, a convincerli dell’esistenza di un mondo diverso rispetto a quello tradizionalmente riconosciuto come ‘mondo islamico integralista’. L’Afghanistan dei diritti negati alle donne ed ai bambini”.