“L’Amministrazione Di Lascio, in carica a Lagonegro da due anni, deve aver confuso l’attività amministrativa con il tresette a perdere. Ogni atto, ogni minimo intervento, non sono tantissimi per fortuna, tende a distruggere l’esistente e vi riesce!“. Così Pina Manzolillo e Salvatore Falabella attaccano la maggioranza consiliare guidata dalla sindaca Di Lascio e snocciolano una serie di questioni di interesse per la comunità e relative ai servizi essenziali del paese.
“Per riuscire bene nell’intento – dichiarano – i nostri validi amministratori si sono dotati di un metodo infallibile, che ha dato già ottimi risultati con il Palazzetto dello Sport: la demolizione e ricostruzione. Del già citato Palazzetto, infatti, possiamo ammirare lo scheletro che svetta glorioso accanto al campo di calcio, anch’esso in stato di abbandono ed in attesa di lavori che inizieranno chissà quando (se inizieranno) e se si chiedono spiegazioni si tira in mezzo la solita storia delle colpe di chi c’era prima, come se la stessa sindaca non fosse membro della Giunta già dal 2016, nella precedente Amministrazione“.
Poi Manzolillo e Falabella si esprimono in merito alla scelta della demolizione e ricostruzione dell’ospedale di Lagonegro: “C’è da registrare, a distanza di ben due anni, un bel nulla di fatto, al netto di qualche annuncio di prese d’atto giusto per dare l’impressione che il progetto non sia definitivamente tramontato. Intanto, al di là della bontà della scelta fra ospedale nuovo e demolizione e ricostruzione in situ, il dato preoccupante è il progressivo depauperamento delle attività e le sempre maggiori difficoltà con cui si è costretti a combattere ogni giorno per garantire i servizi: un esempio per tutti è rappresentato dall’ultimo provvedimento che riguarda l’accorpamento dei reparti di Pneumologia e Medicina per carenza di personale infermieristico. Da lungo tempo abbiamo, inascoltati, lanciato l’allarme in merito a questa situazione che potrebbe, in assenza di interventi tempestivi, degenerare fino alla chiusura di fatto di buona parte delle attività, rendendo inutili, poi, i dibattiti sulle modalità di edificazione di un contenitore ormai svuotato. Ed insistiamo su questo non per effimero campanilismo bensì perché mossi da una consapevolezza: la chiusura o il depotenziamento di questo prezioso presidio metterebbe a rischio la vita di tanti cittadini, soprattutto coloro che risiedono in località lontane dal capoluogo e servite da inadeguati sistemi di trasporto. Le difficoltà dovute alla distanza peserebbero non solo e non tanto sulle urgenze, ma soprattutto sul controllo e la prevenzione perché molti cittadini comincerebbero a trascurare o rimandare la richiesta di controlli medici“.
“Fra la mummificazione del Palazzetto e del campo sportivo, l’agonia dell’ospedale, le strade sporche e il cimitero che versa da mesi in condizioni indecenti (pare che, fra l’altro, da molto tempo non funzionino più neanche le lampade votive) – continuano – i nostri eroi vogliono fare strike demolendo anche la scuola di Piazza della Repubblica e con la motivazione, addotta dalla Sindaca, secondo la quale un edificio di costruzione antecedente il 1960 sarebbe pericoloso per chi lo utilizza. Intanto, se la Sindaca ritiene pericoloso quell’edificio compie un atto gravissimo nel permettere che lavoratori e soprattutto bambini svolgano attività al suo interno, dovrebbe evacuare e sigillare immediatamente lo stabile. E perché non lo fa? Semplicemente perché la suddetta motivazione è insussistente e risibile, infatti se fosse vera tale tesi due terzi dei paesi e delle città, non d’Italia bensì del mondo intero, andrebbero rasi al suolo! La verità è che esisteva una possibilità di rispondere ad un bando e, per far vedere che fanno qualcosa, gli amministratori non hanno saputo far di meglio che proporre la demolizione e la ricostruzione di una scuola perfettamente funzionante, il cui grande problema si riduce ad un’infiltrazione d’acqua che due volte, ripetiamo due volte in un anno ha richiesto l’intervento di stracci e secchi per asciugare. E la soluzione sarebbe quella di buttar giù lo stabile??? Intanto il progetto è stato inviato, poi approvato, senza aver ancora stabilito dove allocare la struttura, la quale non comprende solo insegnanti ed alunni, bensì strumentazione anche sofisticata, segreteria, dirigenza. Il rischio che vada a finire com’è finita per il Palazzetto è molto concreto, ma c’è una differenza: si tratta di una scuola, ossia della casa in cui si costruiscono il sapere, le competenze e la consapevolezza di dover conservare la memoria per salvaguardare il futuro, e scusate se è poco!“.