I Carabinieri del Nucleo Anti Sofisticazioni del Comando provinciale di Potenza hanno acquisito dei documenti nell’ambito di un’inchiesta che la Procura della Repubblica di Potenza sta svolgendo su una presunta truffa ai danni dall’Azienda ospedaliera “San Carlo” in merito all’acquisto della nuova apparecchiatura per il reparto di Radioterapia che è stata inaugurata l’anno scorso. Sembrerebbe, infatti, che l’apparecchiatura di ultima generazione acquistata dall’Azienda ospedaliera per circa due milioni di euro circa da un’azienda che si era aggiudicata un bando regionale, non sarebbe nuova ma rigenerata.
La notizia ha fatto scalpore negli ambienti sanitari e non solo. In merito interviene la Cgil Potenza. “La vicenda della radioterapia operante all’azienda ospedaliera San Carlo di Potenza, venuta alla luce in questi giorni, è l’ennesima testimonianza di quanto il sistema sanitario lucano sia piegato a logiche ben lontane da quella che dovrebbe essere la mission stessa dell’azienda: contribuire alla salvaguardia e alla cura della salute dei lucani – dichiara il segretario generale Fp Cgil Potenza Giuliana Scarano – Una vicenda che ha risvolti a tratti paradossali: l’affidamento del servizio parte da una gara indetta nel settembre 2009 con la quale si sceglie di ricorrere ad una procedura ristretta per la fornitura di un sistema completo per radioterapia. Tale procedura consente, infatti, che l’amministrazione appaltante possa scegliere le ditte da invitare e tra queste indicare l’offerta economicamente più vantaggiosa e conforme ai requisiti tecnici indicati nel capitolato d’appalto. Il fatto che il servizio sia stato affidato ad un’Ati nella quale compare una ben nota ditta che già opera nel nostro sistema sanitario con lo screening mammografico, la Fora Spa, non è affatto rassicurante visto il caos nel quale è stata gettata un’attività, un tempo punta di eccellenza dell’intero sistema di prevenzione. La ricorrenza di questa ditta in una sorta di partenariato pubblico-privato nella sanità lucana desta più di qualche perplessità“.
“Guarda caso – continua la Scarano – giorni fa viene fuori che l’acceleratore lineare installato per la radioterapia, risalente al 2008, non risponde alle caratteristiche richieste dal capitolato tecnico: un acceleratore di ultima generazione, del livello più elevato consentito dall’attuale tecnologia, questo espressamente richiedeva il capitolato. Eppure in sede di collaudo nessuno, pur essendo richiesta espressamente la certificazione dell’azienda di produzione attestante la data di fabbricazione e il numero di matricola progressivo, nessuno si è reso conto che le apparecchiature fornite non fossero conformi alle caratteristiche richieste. Certo la magistratura farà il suo corso e farà luce sull’ennesima brutta pagina che ha investito la sanità lucana, una sanità malata, divenuta luogo e concentrazione di illeciti di varia natura il cui costo si scarica inevitabilmente sui pazienti e sull’intera collettività privando la salute del suo essere bene primario da tutelare e garantire a ogni cittadino. Oggi più che mai è necessario ricostruire e rafforzare il perimetro pubblico nel sistema sanitario per restituire dignità alla sanità lucana attraverso qualità e affidabilità delle prestazioni erogate“.
– Chiara Di Miele –