Il Presidente dell’Avis Lagonegro, Nicoletta Fittipaldi, ha inviato una nota al Presidente dell’Avis regionale di Basilicata, l’avvocato Rocco Monetta, con la quale intende denunciare una situazione in cui versa l’ospedale di Lagonegro dal 2015, la mancanza di strumenti per la donazione di plasma.
“Una situazione gravosa e non più tollerabile, che tu ben conosci – afferma nella missiva – in merito alla quale tempo fa abbiamo inviato una nota, senza peraltro ricevere riscontro da nessuno, agli organismi aziendali e associativi. Mettendo in risalto che, da ormai tre anni, presso il Centro trasfusionale di Lagonegro non è più possibile effettuare donazioni in plasmaferesi per mancanza delle attrezzature idonee. Abbiamo interpellato prima il sindaco del Comune di Lagonegro, Pasquale Mitidieri, e poi il direttore generale della Azienda ospedaliera San Carlo di Potenza, Rocco Maglietta, i quali ci hanno sempre rassicurati sulla soluzione imminente del problema”.
Ad oggi, infatti, circa cento donatrici sono impossibilitate a compiere un atto di alto valore civile e morale, qual è appunto la donazione di plasma. Una pratica solidale, precisa la Fittipaldi, per cui la sede Avis “Nino Caputi” di Lagonegro è un punto di riferimento per tutto il Lagonegrese, poiché risulta essere quella che ha avviato e promosso la donazione in citoaferesi sul territorio nell’area sud della regione Basilicata.
“Va sottolineato che, fino a qualche anno fa e fin quando siamo stati nelle condizioni di operare – prosegue – riuscivamo a raccogliere e a garantire al sistema sanitario circa mille unità di sangue ed emocomponenti all’anno. La situazione è divenuta ormai insostenibile, nonostante i nostri ripetuti appelli inoltrati anche in via informale, a cui non ha fatto seguito alcun passo concreto. Di fronte a questa questione irrisolta, infatti, i donatori non riescono a capire l’ingiustificabile immobilismo istituzionale che la determina. Dal nostro canto, in qualità di dirigenti Avis che, quotidianamente, interfacciamo in prima persona con l’utenza per mera attività di volontariato, nella quale impieghiamo tempo e risorse personali oltre a ‘metterci la faccia’, non abbiamo intenzione di porgere il fianco a chi vuole mettere in discussione o depotenziare il centro trasfusionale di Lagonegro, che da circa un anno ha in organico un solo dirigente medico e che, a differenza di altri Centri trasfusionali della Regione, è sprovvisto del ristoro post donazione da offrire al donatore per legge”.
– Miriam Mangieri –