Il Corpo Forestale dello Stato ha condotto per l’estate l’operazione “Vacanze Pulite”, una campagna nazionale di controlli su agriturismi e campeggi, soprattutto se non collegati alla rete fognaria e situati in aree prospicienti il mare, i laghi, i corsi d’acqua, al fine di verificare che le immissioni di acque nei corpi recettivi avvenga a seguito di corretta depurazione. Nel complesso i controlli hanno interessato 834 strutture recettive, 919 persone e 15 veicoli.
Le strutture controllate sono state in prevalenza agriturismi (44% delle strutture controllate), campeggi (pari al 37%), altre tipologie di strutture (centri balneari, rifugi, country house ) per il restante 19%. Rispetto ai controlli effettuati sono stati riscontrati poco meno del 14% di illeciti (sia di natura amministrativa che penale). Le violazioni amministrative sono risultate di gran lunga superiori a quelle di natura penale (81,5% violazioni amministrative – 18.5% violazioni penali). Sono stati inoltre effettuati 4 sequestri penali, un sequestro amministrativo ed è stata disposta la chiusura di un’intera struttura recettiva. Per diverse strutture le verifiche sono proseguite nei giorni successivi al primo accesso e per alcune sono ancora in corso gli approfondimenti. Le sanzioni amministrative più frequenti (circa il 90%) sono state comminate per violazioni alle procedure inerenti le autorizzazioni agli scarichi di acque domestiche o ad esse assimilate (assenza di autorizzazione o mantenimento di scarichi con autorizzazione sospesa o revocata).
Per quanto concerne invece le violazioni di natura penale, il 57% delle notizie di reato sono state redatte per violazioni riguardanti la gestione dei rifiuti, il 23,8% per violazioni in materia urbanistica o violazioni al vincolo paesaggistico, il 9,5% per violazioni penali nei confronti di normativa sulla tutela delle risorse idriche, il 4,8% per reati riguardanti la normativa sull’etichettatura dei prodotti alimentari. Per quanto concerne invece le modalità generali di gestione dei reflui, dai controlli effettuati è risultato che, a livello nazionale, circa il 41% delle strutture provvede attraverso l’allaccio diretto in pubblica fognatura (tale modalità rappresenta la gestione dei reflui più diffusa, pari al 60%, nelle regioni del Nord Italia). Seguono a breve distanza le fosse imhoff (e tipologie di più generiche fosse settiche) che risultano la seconda soluzione scelta dai gestori, a livello nazionale, essendo stata riscontrata nel 40% circa dei controlli effettuati (per le regioni del Centro tale soluzione risulta la più diffusa con una percentuale pari al 45%). I depuratori privati o consortili risultano pari a circa il 6% a livello nazionale (la loro diffusione è più limitata nelle regioni del Nord Italia – 2,2% – dove invece è più diffuso, come già detto, l’allaccio in pubblica fognature, mentre al Centro-Sud tale modalità di gestione dei reflui arriva a circa il 7.5%).
Sono state poi riscontrate varie altre soluzioni, adottate sia legittimamente sia in violazione di legge, che comprendono fitodepurazione, evapotraspirazione, dispersione al suolo o in corpo recettore, sub-irrigazione, utilizzazione agronomica, spesso combinate fra loro o con le modalità sopra richiamate. La percentuale più alta di queste altre modalità risulta comunque nelle regioni del Centro-Sud dove risulta rispettivamente coprire circa il 10% e quasi il 17% dei controlli effettuati.
– redazione –