Ieri sera, presso l’Auditorium di Atena Lucana, si è tenuto un dibattito tra cittadini del Vallo di Diano per discutere sulla condizione della donna nella nostra comunità, soprattutto dopo l’omicidio di Violeta Mihaela Senchiu.
A quasi un mese dalla scomparsa, i presenti, ancora fortemente scossi dall’accaduto, hanno proposto una serie di spunti per interpretare a livello ideologico e sociale le motivazioni del gesto. A guidare il dibattito la Responsabile del Centro Antiviolenza Aretusa Katia Pafundi.
“Questo incontro può essere un punto di partenza per capire come ogni donna può iniziare un percorso per rinforzare e ricostruire la propria autostima per autocautelarsi contro episodi di violenza ed educare i figli in modo che non si ripetano più femminicidi” ha dichiarato Katia Pafundi.
Dagli interventi è emersa una realtà, presente nel Vallo di Diano, ancorata agli stereotipi che vedono la donna come inferiore alla figura dell’uomo, relegata alle mansioni domestiche e alla procreazione. Secondo i presenti al dibattito la responsabilità deve essere data all’educazione familiare e scolastica, ancora incentrata sulla società maschilista, impartita in primo luogo dai precetti religiosi. Da non sottovalutare la paura, la dipendenza economica e le ripetute violenze subite, che portano le vittime a non trovare il coraggio di reagire e denunciare i loro aggressori.
Ma, secondo la responsabile del Centro Aretusa, denunciare l’episodio di violenza non è sempre l’azione più appropriata, né la più immediata:”La denuncia non è sempre la risposta, è un modo di scaricare. Tutti siamo responsabili di violenza“.
– Justine Biancamano –