L’omicidio del 19enne di Buonabitacolo Antonio Pascuzzo, morto a seguito di diverse coltellate inferte da un suo coetaneo, ha toccato profondamente gli animi dei cittadini del Vallo di Diano, e non solo. Sulla vicenda si esprime anche la dottoressa Silvia Romanelli, psicologa forense, di cui pubblichiamo la lettera aperta alla redazione e alla cittadinanza tutta.
“La crudeltà degli ultimi giorni che ha colpito la comunità di Buonabitacolo, ha scosso un po’ tutti noi, come un urlo che irrompe il silenzio. Mi sento in dovere morale come psicologa forense, ma ancor prima, come giovane cresciuta nel territorio valdianese, di esprimere la mia solidale vicinanza ed il mio parere sull’accaduto.
Nonostante il Vallo di Diano sia sempre stata una zona ‘tranquilla’, ciò non esclude, che problematiche di questo tipo non siano mai esistite. È bene ricordare che tutti noi siamo stati ragazzi e chi più, chi meno, abbiamo affrontato momenti di difficoltà legati alla fragilità tipica dell’età adolescenziale.
Se a questo si aggiungono problemi familiari, scolastici, relazionali e una predisposizione ad essere più fragili e facilmente vulnerabili, si creano i presupposti alla formazione di una personalità complessa, più a rischio rispetto ai propri coetanei. Risulta difficile loro chiedere aiuto e tutte queste emozioni negative inespresse, non essendo canalizzate nel modo corretto, possono portare a rifugiarsi nella droga, nell’alcool e in altre forme di dipendenza.
Cosa possiamo fare per evitare terribili vicende come quella degli ultimi giorni? Attraverso una campagna di sensibilizzazione, che supporti i pilastri fondamentali responsabili della crescita e di un sano sviluppo emotivo dei ragazzi, quali la famiglia e la scuola. In risposta alle richieste di aiuto, fatte in questi giorni dalle varie autorità locali, rivolgo il suggerimento di attivarsi nella creazione di un centro d’ascolto efficace ed operativo, con professionisti qualificati pronti a supportare e risolvere le varie problematiche, sia per i giovani che per le loro famiglie; non solo, nelle scuole introdurre figure di riferimento che siano di supporto e medino i rapporti fra ragazzi, genitori e docenti.
Risultati concreti possono verificarsi solo attraverso una rete di collaborazione tra le varie istituzioni e i ragazzi, prevenendo così il disagio giovanile. Attivarsi affinché i valori morali della nostra comunità valdianese non siano vanificati”.
– Silvia Romanelli –
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