Si torna a parlare di Marzia Capezzuti, la 29enne milanese uccisa a Pontecagnano Faiano e per la cui morte attualmente si trovano in carcere Damiano Noschese, la moglie Mariabarbara Vacchiano e il figlio 14enne, accusati di torture alla ragazza, del suo omicidio e dell’occultamento del cadavere.
Due lettere a firma di Noschese, del 7 e 9 settembre, sono giunte in Procura in un’unica busta, come si legge su “La Città”, anche se una delle due era stata ritirata dall’uomo il quale, interrogato, ha detto di essere stato costretto dal compagno di cella ad inviarle. Entrambe le lettere sono state sequestrate.
“Mi sono passato la mano per la coscienza e ho raccontato tutta la verità anche al mio amico e ora ve lo metto per iscritto come sono andate le cose” scrive Noschese nella prima lettera che ha ritirato ma che è giunta ugualmente al pm. Scrive di aver lasciato in casa la moglie, il figlio Vito, che non è imputato, e la sua fidanzata insieme ad altre amiche della ragazza, per portare del cibo ai cani, e che poi sarebbe andato a raccogliere del ferro per le strade. Una volta rientrato a casa l’avrebbe trovata vuota e sarebbe andato in giro per Pontecagnano alla ricerca della moglie, che avrebbe ritrovato in casa insieme al figlio solo una volta rientrato la seconda volta.
“Sono andato in cucina e dentro le stanze e non ho visto la ragazza e ho chiesto dove stava e prima mi ha detto ‘Fatti i fatti tuoi’. Poi ho insistito e mia moglie e mio figlio mi hanno detto che l’avevano ammazzata. Mia moglie mi ha minacciato che se io dicevo qualcosa mi uccidevano pure a me, mio figlio mi ha detto ‘Mamma ci ha fatto ammazzare a Marzia per la morte dello zio Alessandro” si legge ancora nella prima missiva.
“Mia moglie – scrive ancora – ha preso il coltello e mi ha detto ‘Ora prendi la macchina che dobbiamo andare sulla tua terra, dobbiamo spostare il corpo’. Io tutto impaurito, arrabbiato, urlavo contro mia moglie ‘Come vi siete permessi di ammazzare sulla mia terra che non siete nessuno a togliere la vita a quella ragazza?”. Mariabarbara Vacchiano gli avrebbe puntato il coltello e insieme sarebbero andati a prendere il corpo della povera Marzia: “Mi ha detto che la dovevamo portare in quella casa abbandonata e mi ha detto ‘Non dire niente a nessuno, sennò farai la stessa fine’“.
Nella seconda lettera Noschese racconta invece di una sera tra il 7 e l’8 marzo del 2022 quando Marzia, viva, sarebbe stata accompagnata in una roulotte nel terreno di Noschese. “Lei la voleva spostare di casa per non farla più picchiare da nessuno. Non la volevo far picchiare più da nessuno, perché io la volevo salvare ma non c’è stato nulla da fare – scrive Noschese -. La mattina sono andato sulla terra con il camion, con mia moglie, e le ho detto ‘Vai a vedere Marzia e io pulisco i cani’. Dopo pulito i cani, sono salito sul camion: è venuta mia moglie Barbara e io le ho detto ‘Tutto a posto?’ e ho visto mia moglie con una faccia strana. Io ho domandato perché e lei mi disse che l’aveva trovata morta. Mi sono arrabbiato a morte con lei. In quella giornata mi costringeva che si doveva spostare per forza il cadavere di là e l’abbiamo portata a Montecorvino Pugliano in una casa abbandonata. Al ritorno lei mi ha detto ‘Non dire niente a nessuno sennò ti faccio fare la stessa fine“.
“Mia moglie e mio figlio mi dissero che l’avevano ammazzata loro due soffocandola” scrive ancora nella seconda lettera che, insieme alla prima, è stata smentita dallo stesso Noschese interrogato dai pm che ha detto di essere stato costretto dall’ebolitano che divide con lui la cella di Fuorni. Quest’ultimo, sentito dagli inquirenti, ha negato.
- Articolo correlato:
19/12/2023 – “Marzia torturata ed uccisa”. Chiuse le indagini sull’omicidio Capezzuti a Pontecagnano