Un bambino italiano su tre è in sovrappeso oppure obeso. Questo il dato allarmante che emerge dal secondo rapporto sulla malnutrizione infantile della Ong Helpcode, pubblicato in occasione della Giornata mondiale contro l’obesità e di quella dedicata all’alimentazione. Sono circa 100mila i bambini obesi o sovrappeso in Italia, con una prevalenza dei maschi (21%) sulle femmine (14%). La maglia nera, però, va alla Campania, in cui oltre il 40% dei piccoli risultano essere obesi o in sovrappeso. Secondo il rapporto, infatti, sono le famiglie del Centro e del Sud, con livelli di istruzione e di reddito più bassi rispetto alla media nazionale, a subire una maggiore incidenza del triste fenomeno.
Ne abbiamo parlato con la dottoressa Marilena Di Miele, biologa, nutrizionista e dietista di Sassano, da sempre particolarmente attenta alle problematiche legate al peso e all’alimentazione dei più piccoli.
- I dati sull’obesità infantile sono allarmanti, soprattutto in Campania. Come spiega questo fenomeno da esperta del settore?
“L’obesità infantile è un grave problema di salute pubblica a livello mondiale e la sua prevalenza è più alta proprio nell’Europa Meridionale, Italia, Grecia e Spagna, Paesi in cui è nata la Dieta Mediterranea e in cui l’aderenza a questo salutare stile di vita è calata vertiginosamente causando un aumento dell’obesità infantile. Anche se sono diversi i fattori che entrano in gioco: il peso alla nascita, i modelli alimentari o di attività fisica, lo stile di vita, l’ambiente. Riguardo all’alimentazione, la causa è sicuramente un apporto energetico giornaliero eccessivo dovuto a porzioni di cibo troppo abbondanti, consumo di cibi trasformati, come quelli fritti, dolci, snack, farina raffinata, bevande zuccherate e gassate, comprese le versioni dietetiche e i succhi di frutta, ridotto consumo di frutta e verdura. Anche abitudini alimentari scorrette come saltare la prima colazione, fare spuntini frequenti e consumare cibo in modo incontrollato e compulsivo sono associate ad una maggiore prevalenza di sovrappeso e obesità infantili. Per quanto concerne gli stili di vita, sicuramente la sedentarietà gioca un ruolo determinante nell’aumento del peso corporeo; i bambini trascorrono sempre più ore davanti ai vari dispositivi elettronici, che tolgono tempo all’attività ludica all’aria aperta. Infine qualche parola riguardo all’ambiente domestico di un bambino, importante per lo sviluppo di uno stile di vita sano. Durante l’infanzia, i bambini seguono e imitano il comportamento dei genitori, pertanto lo stile di vita malsano di questi ultimi contribuisce allo sviluppo dell’obesità nei loro bambini. Condizioni socioeconomiche precarie dovute al basso reddito e livello d’istruzione dei genitori rappresentano un forte fattore di rischio di obesità infantile. Molti non hanno le risorse economiche per poter acquistare cibo di qualità per i propri figli e quindi aumenta il consumo di cibi poco salutari, cibo spazzatura, privo di nutrienti ma altamente calorico. Molti altri non sanno quale sia la scelta giusta per un’alimentazione corretta, infatti il fenomeno registra un impatto maggiore nelle famiglie con un più basso livello di scolarizzazione. Non a caso le famiglie del Centro e del Sud d’Italia, con livelli di istruzione, oltreché di reddito, più bassi rispetto alla media nazionale, registrano un’incidenza maggiore del fenomeno“.
- Quali forme di prevenzione sarebbero maggiormente efficaci per prevenire obesità e sovrappeso nei più piccoli?
“I programmi di prevenzione, nel caso dell’obesità infantile, devono iniziare già a partire dai primi 3 anni di vita o dalla gestazione, e devono includere genitori, famiglie, operatori scolastici e sociali, insegnanti, legislatori, imprese e comunità. Tutte queste parti, insieme, devono collaborare per aiutare i bambini a sviluppare uno stile di vita sano e sane abitudini alimentari e di attività fisica. In particolare, la scuola deve essere un obiettivo chiave nei programmi di prevenzione, dato il grande numero di ore che i bambini vi trascorrono; la scuola dovrebbe promuovere una sana alimentazione offrendo pasti equilibrati e proponendo spuntini nutrienti, inserire snack sani nei distributori automatici, implementare programmi di educazione fisica quotidiani e obbligatori, rendere disponibili e accessibili le aree ricreative e incoraggiare il movimento durante gli intervalli e la pausa pranzo, insistere sull’educazione alla salute in classe, organizzando attività interattive per insegnare ai bambini la corretta nutrizione e scelte alimentari sane“.
- Qual è, secondo lei, il giusto approccio per far mangiare ai bambini gli alimenti più salutari ma che solitamente sono meno preferiti?
“Quando i bambini non consumano frutta e verdura è perché spesso, in famiglia, non vengono consumate. Sono le mamme che, per prime, non le propongono a tavola perché smettono di consumare, loro stesse, i cibi sgraditi ai figli. L’atteggiamento giusto, invece, è quello di coinvolgere i bambini nella preparazione dei cibi meno graditi, partendo dal fare la spesa insieme e facendo scegliere loro una ricetta da preparare insieme, magari anche presentando i piatti in modo più giocoso. Ricordate che i bambini hanno bisogno di insistenza, pazienza e buon esempio“.
- Quanto potrebbe essere utile la tanto discussa “Sugar Tax”?
“L’abuso dell’assunzione di zucchero contenuto in bevande, dolci e snack è una questione diffusa a livello mondiale. L’effetto è l’aumento spropositato di problemi come sovrappeso, obesità, diabete di tipo 2, carie dentali, patologie legate alle scorrette abitudini alimentari. In tutto il mondo, molti governi hanno adottato misure per ridurre il consumo di bevande zuccherate. L’introduzione di una tassa sullo zucchero aggiunto alle bibite e ad alcuni prodotti alimentari è una forma efficace per incentivare le aziende a modificare le ricette e per creare un fondo destinato a realizzare programmi di prevenzione alimentare. Da anni, le aziende propongono la riduzione dei quantitativi di grassi, zucchero e sale per arginare l’obesità ma, ahimè, abbiamo constatato che si tratta di una strategia poco efficace e fallimentare. Per avere risultati più incisivi, servono leggi e misure di contenimento nei confronti dei cibi sbilanciati come le bibite zuccherate, anche perché l’esperienza dei Paesi che hanno già adottato questa misura preventiva sta avendo un esito positivo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità propone anche una restrizione della pubblicità rivolta ai bambini, permettendo solo gli spot di prodotti con un profilo nutrizionale equilibrato”.
- Che consiglio sente di poter dare ai genitori per quanto concerne la corretta educazione alimentare dei figli?
“Prendersi cura dei propri figli vuol dire anche prestare la massima attenzione a ciò che mangiano e aiutarli a seguire una dieta sana e ben equilibrata, richiede che dedichiamo del tempo alla preparazione dei pasti, partendo da materie prime fresche e riducendo il consumo di cibi trasformati e fast food, in apparenza ricchi di gusto, ma poveri di sostanze nutritive che aiutano i nostri figli a crescere in buona salute. Incoraggiate i bambini a provare cibi nuovi, così da imparare ad accettare ed apprezzare un più ampio spettro di gusti e sapori. Il rifiuto a provare cibi nuovi o dal gusto meno dolce è normale soprattutto nei bambini più piccoli, ma esponendoli con continuità e costanza, gradualmente, potrebbero accettare la novità alimentare. Favorite un ambiente sociale di supporto al bambino, consumando i pasti in famiglia, spegnendo la televisione e gli smartphone mentre si mangia. In ultimo, ma non per importanza, spingete i bambini a svolgere del regolare esercizio fisico. Fatelo anche voi insieme a loro, giocate con i vostri figli e incoraggiateli a scegliere l’attività sportiva che più possa appassionarli“.
– Chiara Di Miele –