Lettera di Annaclelia Tortora in ricordo del professor Cono Vertuccio di Teggiano
Sono trascorsi 4 anni da quando ho incontrato un uomo eccezionale. Un uomo che ha saputo trasmettere sia l’amore per la materia in sé, l’inglese, ma anche insegnamenti di vita concreti. Un eccellente professore che ci ha aiutato a costruire le basi del nostro futuro e l’io comportamentale. Trasmettendoci l’amore per la disciplina, tutto sembrava più semplice e meno complesso. Un insegnante che ci ha fatto capire e ci ha dimostrato che per quel lavoro non basta solo la conoscenza ma anche saperla tramettere con amore e con passione, dedizione e saggezza. Non basta imparare i nomi di una classe, bisogna saper comprendere le loro esigenze, entrare in contatto. Lui era tutto ciò, se interagivi due minuti con lui, apprendevi il mare di conoscenza. Credeva in ogni singolo studente e nelle sue capacità.
Seppur solo per un anno il suo insegnamento, almeno parlo per me, non è andato perduto. Ricordo i passi delle poesie di Pamela e le strofe di Brönte, Dickens e Austen. Tutto sembrava scontato e invece col suo metodo riusciva a cogliere dalle singole strofe concetti di vita pratica che ci avrebbero accompagnati un domani. “Non date nulla per scontato, nulla è scritto a caso” diceva, e col tempo ho potuto constatare che aveva ragione. Mi reputo fortunata dal primo momento che la conobbi. Si sedette su quella sedia e in quegli occhi vidi la passione, la voglia di insegnare, il coraggio e l’amore. Lei ci ha fatto amare la Cultura, ed è per questo che la ringrazio.
Non è mai stato un semplice professore, bensí un maestro di vita. Ho capito solo grazie a lei cosa significasse amare una classe, farli appassionare. Sono bastati pochi mesi e verso di lei riservavo elogi e parole di affetto. Ogni volta che entrava in quell’aula qualsiasi cosa stesse succedendo, ci giravamo verso di lei con un sorriso che proviene dal profondo, non quei soliti sorrisi di circostanza. Grazie a lei ho capito il significato delle parole ammirazione e gratitudine. Ricordo col sorriso le interrogazioni del sabato mattina, i compiti in classe e i consigli che ci dava se le ponevamo un quesito.
Grazie. Grazie perché mi ha insegnato a vivere non solo attraverso i libri ma anche attraverso la sua stessa vita, ponendomi come esempio i limiti che la stessa le poneva. Grazie perché non ha mai usato la cattedra come un muro. Grazie perché ci ha dato modo di conoscere una grande persona, una grande anima, un grande professore e delle volte l’anima di un padre che si rapporta con i propri figli, perché alla fine, sostanzialmente eravamo tutti una grande famiglia.
Ciao prof.
– Annaclelia Tortora della VAP –