“Non tutto il mare è perduto. Viaggio lungo le coste italiane alla scoperta di un ecosistema soffocato da plastiche e microplastiche. Responsabilità e soluzioni” è il titolo del libro presentato ieri pomeriggio a San Pietro al Tanagro dall’autore Giuseppe Ungherese, responsabile della Campagna Inquinamento per Greenpeace Italia dal 2015. Ungherese, cresciuto nel piccolo centro valdianese, ha fatto ritorno nella sua terra di origine per dialogare insieme alla giornalista di Ondanews, Chiara Di Miele, proprio in merito al suo recente lavoro all’interno del Polo Multimediale dinanzi ad un folto pubblico di interessati. Presenti, tra gli altri, il presidente del Consiglio comunale e assessore alla Comunità Montana, Antonio Pagliarulo e il parroco, don Franco Maltempo.
Dopo la laurea in Scienze naturali, diversi anni dedicati alla ricerca universitaria e un dottorato in Ecologia, Giuseppe oggi combatte contro la contaminazione da sostanze chimiche e contaminanti emergenti come le microplastiche. Grazie all’esperienza professionale con Greenpeace è riuscito a tracciare, in un interessante viaggio tra le bellezze del Paese, un’inchiesta sui danni causati dall’inquinamento all’ambiente marino. Variegate le tappe che ripercorre nel libro, tra cui le Isole Tremiti, Capraia, Brindisi, lo Stretto di Messina e le drammatiche condizioni in cui versa il fiume Sarno nel Salernitano.
“Ho coordinato delle spedizioni nei mari di casa nostra dove abbiamo documentato le bellezze ma anche i mali che li affliggono – ha spiegato al pubblico -. Ho avuto la fortuna di imbattermi in cose bellissime, come vedere le balene a pochi metri di distanza e sentirne il soffio, ma anche situazioni molto brutte, quasi post apocalittiche, come quella alla foce del Sarno, noto a tutti per problemi di inquinamento datati. Ricordo che in primavera, quando arrivai lì trovai un paesaggio deturpato e la sabbia era completamente sommersa dai rifiuti. Sono colpi difficili da digerire e da qui nasce questo volume che vuole raccontare i mali, ma anche mettere in luce le bellezze delle nostre coste. Dal mare dipende la nostra vita e il mio intento è quello di provare a identificare quelle soluzioni che ci permetterebbero di cambiare lo stato delle cose. Negli ultimi cinquant’anni abbiamo avuto un’accelerazione dello sviluppo economico che ha mangiato lo stato del pianeta. Viviamo in un ambiente di cui la natura fa parte e mantenere un equilibrio è fondamentale per la sopravvivenza di tutti noi. Il grosso dell’ossigeno deriva dal mare, un respiro su due che noi facciamo lo dobbiamo al mare che produce ossigeno“.
Per il giovane attivista valdianese “non esiste una bacchetta magica” per porre rimedio miracolosamente a tutti i danni causati dall’uomo all’ambiente, ma esiste una serie di soluzioni, più o meno efficaci, utili quantomeno ad arginare il problema. Tra queste l’agricoltura e i prodotti biologici, l’acquisto di prodotti sfusi per ridurre il consumo di contenitori plastici, indirizzando dunque il mercato verso soluzioni maggiormente sostenibili.
Nel corso della conversazione si è discusso della recente approvazione della Legge Salvamare, del tentennante adeguamento dell’Italia alla direttiva europea sulle plastiche monouso (“La politica si è fatta tirare la giacca dalle lobby“) ed è emerso anche quanto il riciclo sia stato proposto negli anni come una “falsa” soluzione al problema dell’inquinamento da plastica. “Basti pensare – ha sottolineato Ungherese – che da quando esiste la plastica fino ad oggi soltanto il 9% di essa è stato riciclato“.
Poi una tirata d’orecchie alle Istituzioni, sempre più responsabili di una mancata azione efficace in tema ambientale: “La politica a livello nazionale è latitante in tema di ecologia e così si svuota del suo ruolo“.
Ma, come annuncia il titolo stesso del libro, “non tutto il mare è perduto” e dunque l’autore, nonostante la denuncia di tante storture, lancia un messaggio di speranza importante che sprona a fare sempre di più, a partire dalle comunità: “Se tutti ci impegniamo le cose possono davvero cambiare. Anche il mare è formato da tante singole gocce che insieme possono diventare uno tsunami. Ognuno di noi, da solo, di fronte a problemi imponenti come l’inquinamento può sentirsi inerme, ma anche una singola azione può fare la differenza“.