Continua il presidio di Coldiretti a Salerno contro il falso made in Italy, avviato ieri in vista di una nave carica di passata di pomodoro cinese in arrivo al Porto della città.
La nave è arrivata nei pressi del Porto con 40 container di concentrato di pomodoro cinese accusato di essere ottenuto con lo sfruttamento del lavoro delle minoranze. Così Coldiretti ha organizzato il suo blitz all’arrembaggio dell’imbarcazione con 6 gommoni e circa 150 attivisti i quali si sono avvicinati alla nave cargo per contrastare la concorrenza sleale in grado di mettere a rischio la salute dei cittadini e la sopravvivenza delle imprese agricole del territorio.
A gran voce, in merito a quanto accaduto, il presidente regionale Ettore Bellelli e il direttore regionale Salvatore Loffreda hanno chiesto che venga rimesso in discussione il principio del codice doganale sull’origine dei cibi, dove ciò che conta è solo l’ultima trasformazione. “Per questo proseguiamo nella nostra azione di denuncia e per questo prosegue la nostra raccolta di un milione di firme per richiedere all’Europa una legge che obblighi di indicare chiaramente l’origine su tutti i prodotti dell’Unione” hanno affermato.
“Stop falso cibo italiano” e “Basta import sleale” sono soltanto alcuni degli slogan esposti dalle imbarcazioni per rilanciare ancora una volta la richiesta della revisione del criterio dell’ultima trasformazione del Codice doganale sull’origine dei cibi, quello che oggi permette il furto d’identità dei prodotti made in Italy e fa vendere come italiano un prosciutto fatto con cosce di maiale provenienti dall’estero.
Dunque la protesta prosegue ancora oggi al Porto salernitano. “Si stanno effettuando le operazioni di verifica del carico – ha spiegato ad Ondanews Ettore Bellelli -. Sarà verificata inoltre la qualità del prodotto e verrà anche tracciato, in modo che seguiremo il suo corso da quando sarà trasformato fino alla sua destinazione finale. E’ importante che il falso made in Italy venga contrastato e che i nostri prodotti non vengano confusi con altri di qualità inferiore diffusi sul mercato soltanto perché presentano un costo inferiore. Costo, tra l’altro, ‘giustificato’ soltanto per via della produzione o della lavorazione del prodotto, ovvero con manodopera spesso minorile o con l’impiego di fitofarmaci che in Italia sono vietati. Non parliamo quindi di qualità. Dunque è evidente che a subirne le conseguenze è il valore reale che non è più tradotto in qualità. Noi di Coldiretti non siamo per la chiusura dei Porti ma per la trasparenza dei prodotti che vengono importati nel nostro Paese per subire processi di trasformazione. Il made in Italy è apprezzato in tutto il mondo, ma non devono essere spacciati per nostri dei prodotti che qui vengono soltanto lavorati”.
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