Lettera aperta della professoressa Franca Cancro Cimino
Il paese, dopo le feste, le sagre, il corteo medioevale mi appare sonnolento, ritornato ai ritmi e ai riti della piazza di sempre, qualche chiacchiera, commenti sull’ultimo matrimonio, studenti che partono quando, all’improvviso, una notizia, forse solo una voce, circola timida: alle Reverendissime Suore di Santa Lucia Filippini pare sia stato “caldamente consigliato” di cercare casa a Prato Perillo, essendo la “LORO CASA” in procinto di passare ad altri proprietari.
Una voce, dicevo, che ha lasciato la mia famiglia e tanti altri cittadini sinceramente sconcertati. Non conosco la situazione legale della Casa, i rapporti tra gli interessati, le clausole del contratto e quant’altro e, per queste ragioni, non posso esprimere giudizi di buon senso. Una cosa però posso farla e spero che tantissimi Teggianesi condividano il mio amaro stupore e l’interrogativo doloroso che mi tormenta da giorni. Dove sono le innumerevoli Mamme e Papà che, nei freddi mattini invernali o col sole di primavera accompagnavano, ben presto, i loro pargoli in quel cortile pieno di rose e margherite? Dove sono quei frettolosi genitori rassicurati, nei loro quotidiani doveri, dalla presenza di quelle Madri che erano sempre lì, sorridenti e pronte ad accoglierli? Dove sono quelle bambine e quei bambini seduti, un tempo, in quelle linde, sicure aule dove le Maestre Pie coniugavano serietà degli studi e amabilità del tratto umano? Dove sono?
Mi chiedo, anzi dove siamo? Cosa ci impedisce di alzarci in piedi e dire: “No, esimi protagonisti di questa ventilata transazione, le Suore di S. Lucia non devono cercare casa perchè una casa ce l’hanno già ed è loro di diritto!“.
Vogliamo sperare che i cittadini e le autorità adottino tutti i mezzi per contrastare questo grave rischio per la nostra comunità ed impedire che il paese sia, per l’ennesima volta, defraudato di ciò che è suo, un pezzo di storia, che è la nostra storia, una lunga trama di vita in cui le Madri che si sono avvicendate in quelle antiche mura, hanno intessuto segni indelebili di cultura, educazione, socialità.
Tutti diciamo di amare questo angolo di mondo in cui viviamo e usiamo paroloni per decantarne i pregi ma, negli anni, abbiamo assistito, inermi ,alla sparizione di istituzioni e presidi di vita sociale ed economica balbettando solo parole di circostanza. Le sagre, i cantanti e le notti bianche possono divertire ma non fanno crescere un paese che ha bisogno di economia, cultura e occasioni di lavoro, di VITA VERA, insomma, non di, pur gradevoli, SURROGATI.
Mi auguro di cuore che Teggiano, questa volta, non si lasci privare di qualcosa che le appartiene, quelle antiche pietre che non sono solo uno spazio fisico ma un luogo dell’anima in cui generazioni di suoi figli sono cresciuti e, forse, diventati quello che sono. Mi auguro, davvero, di poter dire: NO, QUESTO NON SUCCEDE A TEGGIANO!
– Franca Cancro Cimino –