200 indagati, 19 ordinanze di misure cautelari personali, 7 società sequestrate con sede Italia e all’estero e 2500 apparati informatici sequestrati.
E’ questo il bilancio dell’operazione dei Carabinieri del Comando Provinciale di Potenza, insieme a quelli di altre regioni, su richiesta del GIP del capoluogo lucano a seguito delle complesse indagini condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia.
Agli indagati sono contestati l’associazione a delinquere transnazionale pluriaggravata e raccolta di proventi illeciti del gioco illegale attraverso strumenti informatici e telematici. Fatti commessi a Potenza, Matera, Reggio Emilia e Crotone tra il 2012 e il 2015. Secondo l’accusa, il gruppo aveva costruito una struttura di tipo piramidale su più livelli che, attraverso piattaforme web illegali all’estero, operavano senza autorizzazione dell’AAMS, eludendo i controlli. Inoltre avevano creato una fitta maglia di sistemi informatici condivisi attraverso una rete intranet interna, criptata ed accessibile solo a soggetti abilitati, proprio per evitarne l’accesso per i controlli. Ogni apparecchio poteva produrre un profitto annuo di 237.250 euro.
Le indagini sono iniziate nel maggio 2012. Come spiegato dal Procuratore Gay, gli arrestati agevolavano le attività illecite del clan di ‘ndrangheta facente capo a Nicolino Grande Aracri di Cutro. Nel corso delle indagini gli inquirenti hanno individuato anche gli interessi del clan lucano Martorano-Stefanutti. Gli arrestati (tra cui un cinese e un greco) risiedono in Basilicata, Sicilia, Emilia Romagna, Calabria e Campania.
– Claudio Buono –