E’ una vicenda dolorosa e su cui bisogna tenere accesi i riflettori quella che ha avuto purtroppo come protagonista la giovane Maria Dorotea Di Sia, 25enne di Santa Marina morta in seguito ad un incidente stradale a Bisceglie nel maggio del 2014.
Questa volta sono stati quelli di Raidue ad accendersi sul caso e i microfoni del programma di Milo Infante, “Generazioni“, a dare voce a Donato Di Sia, padre della ragazza, da mesi ormai impegnato a tenere alta l’attenzione sulla vicenda che ha coinvolto la sua famiglia e sulla necessità che si legiferi nella direzione dell’omicidio stradale. Nella puntata del programma andata in onda ieri sera sulla seconda rete Rai e dedicata all’approfondimento sull’abuso di alcool e droghe tra giovanissimi, Donato è stato intervistato per offrire a tutti la testimonianza di quanto è accaduto un anno e mezzo fa e di come alcool e stupefacenti abbiano il potere sconcertante di cambiare d’un tratto il destino delle persone.
Maria Dorotea, come tutti ricorderanno, è morta a bordo di un’auto schiantatasi contro un pilastro di una villa in costruzione al termine di una folle corsa. Il conducente, Pantaleo D’Addato, risultò positivo alla cannabis e alla cocaina e il suo tasso alcolemico nel sangue era di molto superiore a quanto permesso dalla norma. Oggi è in corso il processo a carico del ragazzo accusato di omicidio colposo aggravato.
Nell’intervista a “Generazioni” Donato racconta di quella terribile notte, della telefonata che li avvisava dell’incidente, di come trovarono il corpo della povera figlia, del dolore straziante di quell’ultimo, assurdo saluto. “Siamo partiti con la speranza di trovarla in vita” dice Donato Di Sia. Poi incalza contro l’abuso di alcolici e droghe che non hanno permesso a D’Addato di evitare l’impatto, del suo essere recidivo. Un “delinquente mentale“, come lo definisce questo padre che è soltanto addolorato, arrabbiato e disarmato di fronte alla perdita della figlia, che le immagini del servizio Rai ricordano con le bellissime fotografie del suo viso e i suoi dipinti.
La lotta di Donato Di Sia continua dentro e fuori le aule del tribunale. “Serve una condanna esemplare – dice al giornalista di Raidue – l’omicidio volontario, l’ergastolo della patente, perchè al posto di quel pilastro poteva esserci una scuola con dei bambini o un bar e allora sarebbe stata una strage“.
La storia di Maria Dorotea è dolorosa e difficile da mandar giù, ma se ieri sera la redazione di “Generazioni” si è prefissa di lanciare un messaggio ai giovani, le parole di Donato Di Sia sono state senza ombra di dubbio il monito e l’insegnamento migliori affinchè simili tragedie non conoscano repliche.
– Chiara Di Miele –
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