L’Asl Salerno interviene all’indomani della vicenda microchip elettronici nelle divise dei dipendenti. Il caso è stato sollevato dalla Uil Fpl provinciale che, tramite una nota stampa, aveva sottolineato l’analogia con il caso Amazon.
“Il chip presente nella biancheria distribuita – spiega l’Asl – solo in alcune strutture aziendali è assimilabile all’etichetta identificativa del capo, pertanto ha la funzione di tracciare l’entrata e l’uscita dell’articolo sporco o pulito dallo stabilimento produttivo. Si tratta quindi di un’attività interna alla ditta e che, in nessun caso, potrà tracciare a distanza i movimenti delle persone.”
“Tale funzione del microchip – continua – non è attivata, infatti il nuovo appalto non è partito ma prevede la fornitura di biancheria confezionata chippata solo ai fini di contabilità interna dell’azienda fornitrice e dell’amministrazione appaltante, per quantizzare il numero dei capi soggetti a lavanolo e al fine di garantire la correttezza della liquidazione delle fatture. La ditta è già in possesso dei capi chippati ha sostituito i capi usurati solo per alcune strutture dell’ASL Salerno, in virtù di precedenti contratti, ma i chip non sono attivi”.
“La Direzione Aziendale – conclude – assicura che, prima di procedere informerà le organizzazioni sindacali, fornendo ulteriori informazioni sulla natura dei dispositivi al fine di garantire ai lavoratori il rispetto della normativa”.
– Claudia Monaco –
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