Anva e Confesercenti hanno stilato un dossier sull’andamento delle attività nei mercati urbani, sia in termini di presenze sia di qualità della merce venduta.
Il sondaggio degli associati Confesercenti ha riguardato 170 imprenditori del commercio su aree pubbliche in attività in media dal 1995. Nei mercati analizzati è emerso che il numero complessivo dei posteggi è rimasto lo stesso per il 58%, è diminuito per il 38% e aumentato per il 4%; è però presente una percentuale di posteggi vacanti che va da circa il 13 al 15%, in crescita negli ultimi 10 anni (per il 79% degli intervistati).
In particolare, nella città di Salerno i posti vuoti nei mercati cittadini variano a seconda della piazza: a via Piave si tocca il 15% di posteggi vuoti, a Torrione intorno al 30%, peggio al mercato di via De Crescenzo dove se ne contano tanti, pari al 45%.
Dall’analisi è stato evidenziato che l’85% dei commercianti, nel tempo, si è occupato della vendita della stessa tipologia di beni, mentre il 15% ha diversificato il prodotto negli anni. Il 60% si occupa del commercio di abbigliamento, calzature, accessori e tessili, il 22% di prodotti alimentari, l’8% di arredi da giardino, mobili, tappeti e stuoie, articoli casalinghi e altro materiale elettronico, infine l’11% di altro, per esempio i souvenir.
Nella metà dei mercati (54%) in cui operano gli imprenditori non sono presenti posteggi adibiti al servizio ristorazione. Rispetto a 10 anni fa i volumi di vendita si sono ridotti per il 74% degli imprenditori e la spesa media è diminuita di circa il 70%, volumi e spesa restano stabili rispettivamente per il 17 e 16%. Il 70% degli intervistati segnala una diminuzione dei clienti, un 8% un aumento e per il 22% la clientela è rimasta stabile. Rispetto a 10 anni fa l’83% degli imprenditori registra una perdita generale di qualità nell’offerta del mercato in cui opera.
Prendendo in analisi il periodo 2012-2022, a fronte della perdita di circa 18mila imprese, si registra una dinamica molto differente tra le imprese a titolarità italiana e straniera: le prime diminuiscono di oltre 25mila unità, cioè il 25%, le seconde crescono di quasi 8mila, il 9,5%.
Nel complesso diminuiscono le imprese di tutti i settori. Le imprese straniere diminuiscono del 20% nell’abbigliamento e del 23,6% nella voce arredamenti, giardino, casalinghi. Particolarmente delicata è la situazione delle imprese di abbigliamento, tessili e calzature, che diminuiscono in dieci anni del 22% (17mila in meno) con un andamento simile tra imprese italiane e straniere, anche se le italiane registrano una perdita leggermente superiore (il 24 contro il 20%). A causa della maggiore perdita di imprese a titolarità italiana, la quota delle straniere cresce in tutti i comparti, raggiungendo il 76% nel comparto “altri prodotti”.
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