84 e 85 euro al mese: è quanto una famiglia ha speso in media nell’anno scolastico in corso per la mensa di un figlio iscritto rispettivamente alla Scuola dell’Infanzia e alla Primaria. Si tratta di 4,20 e 4,26 euro a pasto.
La regione mediamente più costosa è la Basilicata (109 euro mensili) mentre quella più economica è la Sardegna (61 euro nell’Infanzia e 65 euro per la Primaria). L’incremento rispetto alla precedente indagine, riferita al 2022/2023, è stato di oltre il 3%, ma le variazioni sono molto differenti a livello regionale: in Calabria si registra un aumento di oltre il 26%, mentre in Umbria la riduzione più evidente è di circa il 9%. A livello di singoli capoluoghi di provincia, sono le famiglie di Barletta a spendere di meno per il singolo pasto (2 euro sia per l’Infanzia che per la Primaria) mentre per l’infanzia si spende di più a Torino (6,60 euro a pasto) e per la Primaria a Livorno e Trapani (6,40 euro). Fra le città metropolitane soltanto Roma rientra nella classifica delle meno care, con un costo a pasto per la famiglia tipo di circa 2,32 euro in entrambe le tipologie di scuola.
Questi i dati che emergono dalla VII Indagine sulle mense scolastiche, con la quale Cittadinanzattiva ha preso in esame le tariffe di tutti i 110 capoluoghi di provincia sia per la Scuola dell’Infanzia che per la Primaria. È inoltre presente una disamina dei fondi messi a disposizione con il PNRR nei vari territori: su 1052 interventi previsti e 600 milioni di fondi stanziati, il Sud riceve la metà delle risorse, contro il 58% previsto da piano originario.
Inoltre, sul totale degli interventi previsti a livello nazionale poco più della metà (541 su 1052) prevede la costruzione di nuovi locali mensa; per il 21% si tratta di interventi di demolizione, ricostruzione e ampliamento e per il 28% di riqualificazione, riconversione e messa in sicurezza di spazi e mense preesistenti.
Secondo dati recenti del Ministero dell’Istruzione, dei 40.160 edifici scolastici statali presenti sul territorio 13.533, il 33,6% (uno su tre), sarebbero dotati di mensa scolastica o di un “ambito funzionale alla mensa”, come viene definito nell’Open Data del Ministero. Le mense esistenti non sono distribuite in modo omogeneo nel Paese: nelle regioni del Sud poco più di un edificio su cinque dispone di una mensa scolastica e la quota scende al 15,6% in Campania e al 13,7% in Sicilia. La differenza con le regioni del Centro e del Nord è molto evidente: 41% e 43% rispettivamente sono gli edifici dotati di mensa scolastica in questi territori. La regione con un numero maggiore di mense è la Valle d’Aosta (72%), seguita da Piemonte, Toscana e Liguria dove è presente in 6 edifici su 10. In Puglia, Abruzzo e Lazio sono presenti le mense in un edificio su quattro.
In questi ultimi anni è cresciuto l’interesse da parte delle famiglie ma anche delle aziende di ristorazione e delle Amministrazioni comunali affinché il sistema di ristorazione scolastica sia sempre più caratterizzato non solo dal rispetto dei parametri nutrizionali previsti ma anche dall’elevata qualità dei prodotti. Parallelamente occorre rilevare che il costo del servizio e i timori per una gestione poco sicura e non di qualità delle mense scolastiche abbiano favorito il riemergere di soluzioni “fai da te” come il pasto da casa.
In Basilicata il costo medio del pasto alla Scuola dell’Infanzia e alla Primaria è di 5,44 euro, quello mensile di 109 euro e quello annuale ammonta a 978 euro per ogni alunno. In Campania, invece, il costo medio di un pasto giornaliero all’Infanzia e alla Primaria ammonta a 4,23 euro, quello mensile a 85 euro e quello annuale a 761 euro.