Oggi militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Salerno, coordinati dalla Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dalla Sezione G.I.P. di Salerno su richiesta della Direzione distrettuale antimafia per plurime ipotesi di reato (tra i quali, evasione dell’IVA, emissione di fatture per operazioni inesistenti ed autoriciclaggio) con l’aggravante, ritenuta sussistente a carico di Alberto Coppola e Felice D’Agostino della finalità di agevolazione del clan Moccia di Afragola.
Contestualmente è in corso di esecuzione il sequestro di denaro e beni per circa 20 milioni di euro ritenuti frutto delle frodi fiscali.
Destinatari del provvedimento cautelare sono: Felice D’Agostino, 40 anni, destinatario della misura della custodia cautelare in carcere, Alberto Coppola, 55 anni, destinatario della misura della custodia cautelare in carcere, Anna Bettozzi, 64 anni, destinataria della misura cautelare degli arresti domiciliari, Assunta Califano, 34 anni, destinataria del provvedimento di divieto temporaneo di ricoprire uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese, Giuseppe Imperatore, 77 anni, destinatario del provvedimento di divieto temporaneo di ricoprire uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese, Vittorio Del Bene, 41 anni, destinatario del provvedimento di divieto temporaneo di ricoprire uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese, Virginia Di Cesare, 29 anni, destinataria del provvedimento di divieto temporaneo di ricoprire uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese.
Secondo la prospettazione accusatoria, ritenuta allo stato delle indagini fondata dal Giudice per le indagini preliminari, sulla base degli approfondimenti svolti dai Finanzieri della Compagnia di Eboli, il complesso sistema di frode era finalizzato ad evadere l’imposta sul valore aggiunto, sfruttando società cartiere di cui beneficiavano anche organizzazioni criminali di stampo camorristico. In particolare, la condotta delittuosa oggetto di contestazione, posta in essere anche grazie alla complicità di alcuni consulenti fiscali, sarebbe consistita nell’utilizzo di “lettere di intento” ideologicamente false al fine di far acquisire alle società cartiere la qualifica di esportatore abituale, presupposto per l’acquisto di carburante in regime di esenzione IVA.
Nel corso degli accertamenti sono stati tracciati i flussi finanziari dei conti correnti delle società cartiere giungendo cosi ad individuare i soggetti ritenuti effettivi beneficiari ed organizzatori del meccanismo fraudolento. Le indagini hanno in tal modo consentito di risalire ai nominativi di aziende e persone fisiche già coinvolte nell’analogo filone investigativo condotto da altre Procure Distrettuali sull’intero territorio nazionale e in particolare dalle Procure distrettuali di Roma e Napoli.
Nell’aprile 2021, infatti, in provvedimenti cautelari emessi su richiesta di tali Uffici, è stata ritenuta l’esistenza di un sistema ruotante attorno ad una associazione a delinquere avente il proprio fulcro nell’attività della Max Petroli Italia ora Made Petrol Italia (MPI) di Roma esercente commercio all’ingrosso di prodotti petroliferi, facente capo alla famiglia Di Cesare, sistema che vedeva direttamente coinvolti esponenti del clan Moccia. All’interno di questo sistema sembrano, allo stato delle investigazioni, da collocarsi le condotte realizzate attraverso due società operanti nel Salernitano e di fatto gestite da indiziati di appartenenza alla associazione a delinquere romana, alcuni dei quali ritenuti partecipi di una organizzazione di stampo camorristico operante in territorio campano.
Nel meccanismo fraudolento risulterebbero coinvolti professionisti salernitani e dell’agro nocerino- sarnese che si sarebbero occupati degli adempimenti fiscali e societari strumentali alla realizzazione delle frodi.
Contestualmente alla esecuzione del provvedimento cautelare è stato depositato appello al Tribunale per il riesame avverso provvedimento cautelare nella parte in cui ha ritenuto l’insussistenza dell’aggravante dell’agevolazione mafiosa per tre degli indagati comunque attinti da misura cautelare.